sabato 27 luglio 2024

A IATT (NU)N ‘E’ PASSAT.....


A IATT (NU)N ‘E’ PASSAT A TEGUL (NU)N ‘E’ CARUT
A CIORTA TOJA E’ ANCOR ‘MP(E)RUT
Una donna, pur essendo ancora bella e piacente, cominciava ad essere avanti con gli anni e non si era ancora sposata perché nessuno l’aveva chiesta in sposa. Tutte le sue amiche si erano sistemate ma per lei la “ciorta”, come si diceva un tempo, non era ancora arrivata.
Un giorno decise di andare a reclamare dalla Fortuna. Incominciò a chiamarla a gran voce finché questa non le comparve davanti sotto sembianze umane, proprio come una donna.
E lei: - Furtuna mia, tutt le cumpagne meje s’annu spusat e io no! E pecché? A me che me manc(a)? Pecché a me nisciun me ricje nient?
La Fortuna rispose:- Aggi' (abbi) pacienz! A iatt (nu)n ‘ è passat, a tegul (nu)n’ è carut, a ciorta toja è ancor ‘mperut! (ferma, impedita)
La donna se ne andò senza aver capito il significato di quelle parole. Voleva aver pazienza ma il tempo passava e niente succedeva.
Così ritornò a reclamare dalla Fortuna, la quale rispose, dicendo:- Ma io che te pozz fa? A iatt (nu)n è passat… Anche questa volta la donna se ne andò senza aver capito quelle sibilline parole.
Passò un po’ di tempo e, un giorno, nell’abitazione accanto alla sua si verificò un evento.
Una gatta, passando sul tetto, fece cadere una tegola, che cadde in testa alla padrona di casa, uccidendola.
Il marito, rimasto vedovo, dopo circa due mesi, chiese alla donna di sposarlo. Ecco che si erano avverate le parole della Fortuna, si era compiuta la “ciorta”.
Questi semplici racconti della narrativa popolare mondragonese hanno sempre qualcosa da insegnarci e da rivelarci dei tempi passati.
Il primo insegnamento che ci suggerisce il racconto è che non dobbiamo aver fretta per la realizzazione dei nostri desideri, bisogna che arrivi il momento giusto per ogni cosa.
Dal racconto emerge anche la priorità delle donne di un tempo , che era quella di sposarsi. Ancora oggi, grosso modo, è così, ma qualcosa è cambiato nella società attuale perché oggi la donna non cerca solo il matrimonio ma la sua realizzazione umana e sociale, l’indipendenza economica ecc.
Dal racconto emerge anche la visione fatalistica della vita dell’antica società contadina, che imputava tutto alla fortuna, relegando la persona in una posizione passiva di aspettativa e di lamentela.
Gli antichi Romani non la pensavano così , infatti dicevano: “Quisque faber fortunae suae” e cioè “ Chiunque è fabbro, costruttore della propria fortuna” Con questo volevano dire che l’uomo è in grado di guidare il proprio destino.
E’ pur vero che non è possibile al 100% perché non tutto è in nostro potere e in certe situazioni avverse davvero non possiamo fare proprio niente.
Eppure anche in situazioni difficili si può trovare il lato positivo, che nasce prima di tutto dall’accettazione e dal sapersi adeguare alle situazioni .
A tale proposito Machiavelli diceva che La Fortuna è arbitra solo per metà delle azioni dell’uomo e l’altra metà è nelle mani di quest’ultimo, grazie alle sue capacità e al suo adeguarsi alle condizioni in cui si trova ad operare.
Diceva anche che la Fortuna è “ donna” e “volubile” e per questo, per non farla dominare , bisogna batterla e contrastarla, nel senso che, se la realtà ci mette davanti impedimenti e ostacoli di vario genere , la nostra capacità deve essere quella di andare oltre l’ostacolo, in qualunque modo, come possiamo, ognuno a modo suo, per non farci dominare e schiacciare da una realtà avversa e difficile.
Grazie alla carissima Clara Ricciardone


lunedì 8 luglio 2024

Tradizioni mondragonesi

 

Le tradizioni mondragonesi raccontate direttamente dalla voce degli interessati. Grazie infinite a Masiello Crescenzo, autore di alcune belle poesie dedicate alla Madonna Incaldana.

Pubblicato da Caterina Di Maio su Lunedì 8 luglio 2024

domenica 7 luglio 2024

Intervista a Crescenzo Masiello

 Le tradizioni mondragonesi raccontate direttamente dalla voce degli interessati.

Grazie infinite a Masiello Crescenzo, autore di alcune belle poesie dedicate alla Madonna Incaldana.