Il 24 giugno la Chiesa festeggia la Natività di san Giovanni Battista, fissata secondo la tradizione religiosa a sei mesi prima della nascita di Cristo. E’ l’unico santo di cui si festeggia la nascita, secondo la carne, oltre a Gesù e alla Madonna. Il “dies natalis” dei Santi, infatti, quello nel quale vengono ricordati nel calendario, corrisponde al giorno della loro morte perché morendo, essi nascono alla vita eterna.
La sua festa cade quasi in corrispondenza del solstizio d’estate, quando la natura è nel massimo rigoglio e poiché nell’antichità la società contadina traeva dall’agricoltura l’intera ragione di vita, attorno a questa ricorrenza la tradizione popolare ha creato tutta una serie di riti propiziatori, credenze magiche, riti di purificazione, raccolta di erbe magiche ecc.
San Giovanni, dunque, è la festa solare per eccellenza , la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male. Nella tradizione popolare europea la notte di san Giovanni viene considerata una notte particolare, la notte magica per eccellenza, una notte carica di presagi, in cui la natura parla agli uomini e al mondo.
In molte località in questa notte si accendono falò come rito di purificazione, per propiziare buoni raccolti e per cacciare streghe e demoni.
Secondo le tradizioni nordiche è in questa data che il mondo naturale e soprannaturale si compenetrano , è il tempo in cui i pianeti e i segni zodiacali concorrono a caricare di virtù le pietre e le erbe. La terra si imbeve di strani influssi; le erbe medicinali, madide di rugiada, acquistano maggiore efficacia, si caricano di magici poteri e possono guarire le malattie.
L’uomo è pronto, in questa notte, ad accogliere la potenza della natura per farla propria. E’ la notte della rugiada e delle erbe, che in questa notte sono miracolose: l’iperico o erba di san Giovanni, la ruta, che come recita un proverbio mondragonese “ogni male stuta”, la salvia contro il mal di pancia, la menta contro l’influenza, il rosmarino contro la calvizie ecc.
E’ la notte in cui si raccolgono le noci ancora verdi per fare il nocino, detto anche “elisir di san Giovanni”. Le noci andavano e vanno messe ancora oggi in infusione nell’alcol fino alla notte di san Lorenzo, il 10 agosto per essere poi filtrate e zuccherate. E’ in questo periodo che a Mondragone, maturano le cosiddette “melelle di san Giovanni”, piccole mele di colore verde , che non si trovano in commercio, sono esclusiva di quei pochi contadini che hanno conservato qualche albero di questi frutti dolcissimi e quasi dimenticati.
La notte di san Giovanni viene definita anche la notte delle streghe, che secondo la tradizione pare prendessero il volo per andare a caccia di anime e per recarsi al grande raduno di Benevento, dove tutte danzavano attorno all’albero di noce; il loro detto magico, ripetuto anche da noi, alla partenza, era: “Sott’acqua e sotta vient sott a noce de Beneviento” . Un tempo a Mondragone per evitare che una strega potesse entrare in casa, si posizionavano dietro all’uscio di casa un sacchettino pieno di sale o una scopa in modo che la megera era costretta a contare granello per granello o filo per filo della scopa, così si faceva giorno e doveva andare a nascondersi.
In passato questo giorno era considerato sacro al pari di un capo d’anno e da qui l’usanza di trarre presagi e prevedere il futuro. Tante sono le forme di divinazione legate alla notte di san Giovanni , quasi tutte vertevano sull’indovinare qualcosa del proprio futuro amoroso e matrimoniale. Qui a Mondragone, come anche in altre località, si usava versare il piombo nell’acqua, che si raffreddava velocemente e dalle forme assunte si traevano previsioni sul futuro oppure si metteva un albume d’uovo in mezzo bicchiere d’acqua e la mattina dopo qualche persona esperta interpretava la forma che aveva assunto, traaendone previsioni per il futuro.
Altro simbolo della notte di san Giovanni è la rugiada, che ricorda il Battesimo impartito dal Battista nel Giordano a Gesù.
Inoltre, la figura del Santo, che ha battezzato Gesù, ha dato origine, nel tempo, alla figura del “compare” o “padrino” di Battesimo e di Cresima e di Matrimonio , caratterizzando quella forma di parentela spirituale che in molte parti d’Italia viene definito Comparatico, volgarmente detto anche “sangiovanni”.
Esso ricorda il vincolo sacro stabilitosi tra Gesù e san Giovanni nel fiume Giordano, un rapporto spirituale che non deve essere mai tradito; la violazione di siffatto legame è ritenuta, nella tradizione popolare, sacrilega e meritevole di terribili castighi. Si può dire che i compari erano gli amici più veri perché si sceglievano di propria volontà sia per affinità di vedute , di sentimenti, per quel feeling che a volte si viene a creare tra le persone con cui si sta bene in compagnia e a cui ci si vuole legare.
Diventare compari significava essere legati alla reciprocità, promettersi favori e assoluta disponibilità in ogni tipo di circostanza. Qui a Mondragone si invitavano i compari per l’uccisione del maiale, che richiedeva tanto lavoro; con i compari ci si scambiavano giornate di lavoro nei campi, quando moriva qualcuno della famiglia, i compari portavano “ru cuonsolo”, cioè preparavano il pranzo per i familiari del defunto e così via.
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