Talvolta nel dialetto mondragonese si sente quest’espressione, riferita a qualche bambina sveglia, esuberante, sempre in movimento, che si dà da fare.
Spesso l’ho usato anch’io con le mie nipotine, in maniera affettuosa, per indicarne la vivacità.
Come ci riferisce Raffaele Bracale, uno dei massimi esperti di lingua, cucina e cultura napoletana, si tratta di un termine desueto, risalente al tardo ‘600, che veniva usato sia al maschile “fantoppino” che al femminile.
Ha il significato di astuto, scaltro, serve per indicare una persona abituata al contrasto, all’opposizione come scelta di vita.
La parola è formata da “fan”, che deriva da fante (soldato) e da “upp”, che deriva dal verbo latino opponere, che vuol dire porre contro e quindi letteralmente significa fante che va contro, che combatte, in maniera più ampia si riferisce a qualche bambina/ragazza, che non ha paura di mettersi contro, che si mostra forte e decisa nel resistere e difendere le sue posizioni.
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