COMM STAJE ‘NTUFAT! E’ un’espressione che si usa a Mondragone ma anche nel Napoletano, quando si vede qualcuno arrabbiato, talmente pieno di astio che sembra stia per scoppiare.
Amedeo Colella, scrittore e umorista napoletano ci riferisce che deriva dal termine “tofa”, una grossa conchiglia, alla cui estremità, un tempo, veniva praticato un foro, nel quale si soffiava, immettendo fiato, per suonare, come si fa con il corno.
Non era semplice suonare la tofa, bisognava soffiare con forza, le guance si gonfiavano a dismisura fin quasi a scoppiare, e da qui nasce l’espressione “ntufat” che vuol dire, appunto, troppo pieno di rabbia o comunque di malcontento.
La tofa, che dal punto di vista etimologico, deriva dal termine osco-sannita “tufa” che vuol dire conchiglia, è stata la prima forma di radio marittima perché veniva usata come strumento di comunicazione.
Nei secoli scorsi, quando una piccola flotta andava a pescare, se una delle imbarcazioni individuava il banco di alici o di altro pesce, lo comunicava a tutte le altre, suonando la tofa.
I marinai vendevano le tofe ai contadini, che le usavano come sirene.
Quando, infatti, si mettevano a seccare i fichi secchi, i pomodori o altro, essi suonavano la tofa per avvisare le famiglie che bisognava metterli al riparo perché stava arrivando il maltempo dal mare.
A Napoli , nei Quartieri Spagnoli c’è addirittura un “Vicolo della tofa”, cosiddetto perché da lì, guardando verso il mare, si inquadrano le sirene delle navi, dette tofe.
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