lunedì 27 maggio 2024

LA MADONNA E’ RIENTRATA A MONDRAGONE

LA MADONNA E’ RIENTRATA A MONDRAGONE E SI TROVA NELLLA CHIESA DI SAN GIUSTINO

MARIA INCALDANA: LA MADONNA DEL SOLE E DELLA PIOGGIA
Come si sa, la Madonna Incaldana esce dal santuario ogni 25 anni, salvo che per eventi straordinari, per i quali va chiesto il permesso al Vescovo.
Veniva portata in processione, ad esempio, per chiedere la fine della guerra o del colera, di epidemie, per l’incoronazione dopo il Restauro e così via. Quest’anno è stata portata in processione per i festeggiare i 400 anni dalla Traslazione, il prossimo anno sarà per il Giubileo del 2025.
Il motivo più ricorrente, però, per cui si portava la Madonna in processione, nel passato, era quello di chiedere il sole o la pioggia per il raccolto.
La si portava sulla spiaggia con la faccia rivolta al mare, se si chiedeva la pioggia, e con la faccia rivolta verso la montagna, se si chiedeva il sole.
Parliamo di tempi in cui il raccolto agricolo significava avere il cibo, il sostentamento, che garantiva la vita e la sopravvivenza. Non era come oggi che i prodotti agricoli arrivano, nel cosiddetto “villaggio globale”, da varie parti del mondo, allora gli scambi commerciali erano quasi inesistenti. Quello che si produceva, si consumava, e se non si produceva, si prospettava lo spettro della carestia e quindi la fame e la morte. Erano davvero periodi duri e difficili quelli con cui si sono dovuti confrontare i nostri progenitori.
Ecco come si spiegano quegli uomini penitenti che, quando seguivano la processione, si mettevano sulle spalle ruote di carretti, catene attorcigliate intorno al corpo, gioghi di buoi, figli sulle spalle, arnesi vari e pesanti.
Era per chiedere, insieme al sole e alla pioggia, la vita stessa, per implorare pietà ed erano pronti a qualunque sacrificio. Non erano solo gli uomini ma tutto il popolo, che quando seguiva la Madonna, tutto infervorato, si sacrificava, non badava né alla fame né alla sete, né al caldo né al freddo, né allo sforzo.
Sono tanti i racconti che abbiamo ascoltato in famiglia e che sono stati riportati anche in testi scritti.
Sono rimasta molto colpita da uno di questi. Una volta pioveva ininterrottamente da circa due mesi, i terreni erano tutti allagati, le spighe di grano, ormai alte ma non ancora mature, marcivano nel fango.
I Mondragonesi erano molto scoraggiati, non sapevano cosa fare, senza grano come avrebbero fatto? Un giorno si recarono in chiesa e davanti all’altare della Madonna buttarono tanti fasci di spighe, piene di fango e qualcuno , rivolto a Lei, disse: - E mo cu chest, lu pan faccellu tu!
Potrebbe sembrare un atteggiamento irriverente e sfrontato verso la Madonna ma era dettato dalla disperazione. Lo disse proprio, pieno di rabbia, quel tale, come se si stesse rivolgendo alla mamma terrena, come chi pretende da un vero genitore, visto l’amore che li lega, perché il rapporto dei nostri avi con la Madonna era un rapporto autentico e sincero, proprio come quello tra madre e figlio.
La Madonna poteva mai veder morire di fame i suoi figli? Non l’ha mai fatto.
Anche quell’anno, come al solito, ebbe inizio la Novena e si calò l’Immagine, al canto delle Litanie. Ci fu la processione e il popolo ebbe il pane desiderato.
Un’altra volta, sempre durante una pioggia incessante, che minacciava il raccolto, dopo la Novena e le Litanie, si doveva fare la processione ma la pioggia continuava a cadere. Il Primicerio pregava a nome di tutti ma la pioggia non cessava, allora rivolto ai fedeli, disse. – “ Su, fratelli, andiamo, esponiamoci pure alla pioggia e lasciamo che anch’Ella si bagni… La processione si mosse e dopo appena un po’, la pioggia diminuì e poi cessò. Tra le nuvole apparve il cielo azzurro.” Si erano avviati per fede sotto la pioggia e la fede li salvò , anche quella volta, perché i Mondragonesi erano così, volitivi, temerari, insistenti, continuavano a credere anche nell’impossibile e l’impossibile si avverava puntualmente.
Mia madre mi raccontava che, un’altra volta, avevano portato la Madonna al mare per chiedere la pioggia, al ritorno non arrivarono neanche in chiesa che si bagnarono tutti.
Noi certo non eravamo presenti eppure, attraverso quei racconti, qualcosa ci è rimasto dentro. Sarà per questo che quando si cala il quadro della Madonna vedo certe persone, che, prese da un istinto irrazionale e irrefrenabile, pur essendo adulte, cercano di toccarlo, mettendo a rischio la propria incolumità e quella degli altri. Probabilmente sentono qualcosa dentro, in maniera inconscia, che arriva loro da molto lontano, dai nostri avi che, insieme alla vita, ci hanno trasmesso tutto un patrimonio di informazioni, ricordi, sensazioni, suggestioni, che sono appartenute sì ad altre vite ma che, attraverso la memoria cellulare, sono arrivate fino a noi come in un’eco e continuano a vivere in noi.
Noi non eravamo presenti eppure sappiamo, consapevolmente e inconsapevolmente.
(Il dipinto è di Ilaria Marchitelli, la foto è tratta dal calendario della Madonna Incaldana di quest'anno)




sabato 11 maggio 2024

LA TORTA DI RISO DELL’ ASCENSIONE

Oggi si festeggia L’Ascensione del Signore.
Per la precisione, la data di questa festività, quest’anno, è coincisa con il giovedì, 9 maggio, perché è in quella data che sono passati i 40 giorni dalla Resurrezione ma la festa, come si sa, è stata spostata alla domenica già da molti anni.
La torta di riso è una rielaborazione , per così dire, del riso al latte, che si prepara per l’Ascensione, secondo un’antica tradizione.
Al riso cotto nel latte, basta aggiungere lo zucchero, quando è ancora caldo, poi gli aromi: vaniglia, cannella, scorza di limone grattugiata, uvetta a piacere.
Quando il riso è freddo si aggiungono le uova sbattute. Non c’è bisogno di fare il contenitore di pasta frolla come per la pastiera. Si versa il contenuto direttamente in teglia, mettendo sotto la carta forno.
Anche con la tortina di riso, semplice e delicata, siamo sempre nel rispetto della tradizione.
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I RITI DELL’ASCENSIONE: L’ ACQUA DI ROSE E IL RISO AL LATTE
L’ Ascensione è una solennità che cade 40 giorni dopo Pasqua e riveste notevole importanza nella liturgia cattolica perché segna la fine del soggiorno terreno di Gesù, il quale, dopo la sua Passione, Morte e Resurrezione, si mostrò agli Apostoli e alle donne per un periodo di 40 giorni; poi ascese al cielo, concludendo la sua permanenza terrena.
Un tempo, nell’antica società contadina, la gente conferiva a questo giorno una particolare “sacralità” e come in tutti i giorni festivi non era consentito fare lavori servili.
A testimonianza di ciò c’è un proverbio abruzzese che assicura che in tale giorno “neanche gli uccelli capovolgono l’ uovo” ; in tale giorno, cioè, non lavorano neanche gli uccelli.
Nel momento in cui Gesù ascendeva al cielo, distaccandosi dalla terra, si avvertiva o meglio si “percepiva” maggiormente quel misterioso collegamento delle forze celesti con la Terra, quel rapporto di congiunzione e di comunicazione tra cielo e terra.
La festa cadeva proprio a primavera inoltrata, in un periodo di grande floridezza della natura, e l’acqua e il latte diventarono, nel tempo, simboli di rigenerazione e purificazione.
Secondo la tradizione, a Mondragone, la sera della vigilia dell’Ascensione, veniva lasciato un bacile colmo d’acqua con tanti petali di rose e foglie verdi profumate su un balcone o sul davanzale della finestra: si credeva che Gesù, alla mezzanotte, salendo al cielo accompagnato dagli Angeli, benedicesse quelle acque.
Al mattino tutti i componenti della famiglia venivano invitati a lavare il viso in quell’acqua fresca e profumata, in segno di purificazione, un gesto simbolico che nonne e mamme ci hanno tramandato nel tempo, una tradizione, che, però, è andata progressivamente esaurendosi.
Nel giorno dell’ Ascensione, inoltre, c’è chi ancora usa, a Mondragone , mangiare per devozione e per tradizione il riso al latte, con zucchero e cannella. Si tratta di un’ usanza antica, pervenuta a noi da altri paesi.
Anticamente poiché nel giorno dell’Ascensione agli uomini non era consentito lavorare, in Basilicata, nell’Irpinia e nel Cilento, il latte non veniva lavorato e i pastori per devozione lo distribuivano gratis ai compaesani al fine di dare la possibilità a tutti di cucinare i cosiddetti “tagliolini dell’Ascensione”, con zucchero e cannella.
C’era la credenza popolare che tenerne per sé anche solo una goccia poteva causare la sterilità delle bestie.
La tradizione si è diffusa nel tempo anche in altri paesi, come nel nostro, dove i tagliolini sono stati sostituiti dal riso.
Probabilmente anche il latte, che è un alimento fondamentale per lo sviluppo e la salute del bambino, ma anche rilevante nella dieta dell’adulto, con il suo candore, in occasione dell’Ascensione, veniva visto simbolicamente come elemento purificatore per la crescita spirituale della persona.