Finalmente, a Mondragone, anche il Rione S. Francesco si è fatto valere, organizzando una bella festa per S. Antonio.
A proposito del Santo, mi hanno raccontato che, tempo fa, una donna anziana, sua devota, era solita andare spesso in chiesa a pregarLo e ad accendere la candela e, se qualcuno le chiedeva dove stesse andando, per far capire che andava da Lui, sorridendo, rispondeva:- Aggia ì nu poc addu chigliu scucciat! Là per là potrebbe sembrare un’offesa ma era tanto l’affetto e la familiarità che sentiva da considerarlo uno di noi, con cui poter anche scherzare.
Eppure c’è un proverbio che dice: - Scherza con i fanti ma lascia stare i Santi! Proprio per dire che si può scherzare su tutto tranne che sul Sacro, tranne che con Dio.
I Mondragonesi, invece, scherzavano anche con i Santi.
Difatti, come ho già raccontato in passato, avendo saputo che la statua di S. Antonio, nella chiesa di S. Francesco, era stata ricavata dal tronco di un pero, si rivolgevano al Santo, dicendo: - Quann siv pir, nun menav le per e mo che si Sant può mai fa ri miracul?
Anche la stessa Madonna Incaldana, tanto amata, veniva chiamata da qualcuno “Chella faccia iarz” !
Sarà che i Mondragonesi hanno sempre avuto un carattere ironico e scherzoso e l’ironia, si sa, ci salva in molte situazioni della vita .
Anche Papa Francesco, qualche giorno fa, ha detto che dobbiamo chiedere il dono dell’umorismo perché, quando si ride e si scherza, va tutto meglio, anche un rimprovero, fatto, scherzando, si accetta e non si arriva mai alla lite e allo scontro.
O forse questo modo di rivolgerci ai Santi con espressioni popolari e nostri modi di dire è un modo per sentirli più vicini a noi, alla nostra dimensione umana, per accorciare quella distanza eccessiva che c’è tra terreno e ultraterreno?
Sarà per questo o per quello? Mah! Chissà!
Mi sa che mi tocca pensarci un po’ su!
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