A FAGGIOLATA
Iammucenn a faggiolata
Iamm a fa a visita a ru bufone
Ri fasuli ce mangiammo
E a casa cuntienti ce ne turnammo
Comme ricie a tradizione
A Sant’Angiulo nu vuaglione
Appenneva ru bufone pe fa spaventà agli amiconi.
Quanne vaie a faggiolata
Truove fasule e cutenelle
Vuanti e scrippellucce
E nisciuno Mundraunese ce sape rinuncià
Cu ru bufone illuminat
Ru divertimento è assicurato
Nella poesia si fa riferimento alla “visita a ru bufone”. Forse non tutti sanno che gli abitanti del rione di Sant’Angelo scelsero come simbolo il gufone , detto volgarmente bufone perché in quella zona piuttosto alta c’erano molti alberi dove si annidava il gufo, uccello notturno, caratteristico delle zone montane o forse lo scelsero per scaramanzia , visto che quest’uccello veniva considerato di malaugurio. Il detto vero e proprio nasce, però, dalla tradizione orale. Si racconta che tanto tempo fa, tre amici, uno di sant’Angelo, uno di San Nicola e uno della zona mare erano soliti uscire insieme, si recavano all’osteria e lì, dopo aver bevuto in allegria, si prendevano in giro, tra di loro, alla buona. L’amico di Sant’ Angelo, che per voce di popolo pare appartenesse alla famiglia dei “Cioci” veniva sempre insultato dagli altri due con l’appellativo di bufone e paragonato a un gufo perché nella sua zona era frequente sentire il verso dei gufi e delle civette. Il ragazzo per vendicarsi, in occasione della festa di San Michele, invitò gli amici a casa sua, uccise un gufo e lo appese fuori alla porta. Gli amici, a quella vista, rimasero piuttosto infastiditi e non gradirono molto la sorpresa. Da questo episodio è nata la tradizione della visita al bufone nel giorno di San Michele Arcangelo.