sabato 28 settembre 2024

A Faggiolata




PER GLI AMANTI DELLA TRADIZIONE MONDRAGONESE: una poesia del mio alunno Francesco Palma con la spiegazione del detto “a visita a ru bufone”
A FAGGIOLATA
Iammucenn a faggiolata
Iamm a fa a visita a ru bufone
Ri fasuli ce mangiammo
E a casa cuntienti ce ne turnammo
Comme ricie a tradizione
A Sant’Angiulo nu vuaglione
Appenneva ru bufone pe fa spaventà agli amiconi.
Quanne vaie a faggiolata
Truove fasule e cutenelle
Vuanti e scrippellucce
E nisciuno Mundraunese ce sape rinuncià
Cu ru bufone illuminat
Ru divertimento è assicurato
Nella poesia si fa riferimento alla “visita a ru bufone”. Forse non tutti sanno che gli abitanti del rione di Sant’Angelo scelsero come simbolo il gufone , detto volgarmente bufone perché in quella zona piuttosto alta c’erano molti alberi dove si annidava il gufo, uccello notturno, caratteristico delle zone montane o forse lo scelsero per scaramanzia , visto che quest’uccello veniva considerato di malaugurio. Il detto vero e proprio nasce, però, dalla tradizione orale. Si racconta che tanto tempo fa, tre amici, uno di sant’Angelo, uno di San Nicola e uno della zona mare erano soliti uscire insieme, si recavano all’osteria e lì, dopo aver bevuto in allegria, si prendevano in giro, tra di loro, alla buona. L’amico di Sant’ Angelo, che per voce di popolo pare appartenesse alla famiglia dei “Cioci” veniva sempre insultato dagli altri due con l’appellativo di bufone e paragonato a un gufo perché nella sua zona era frequente sentire il verso dei gufi e delle civette. Il ragazzo per vendicarsi, in occasione della festa di San Michele, invitò gli amici a casa sua, uccise un gufo e lo appese fuori alla porta. Gli amici, a quella vista, rimasero piuttosto infastiditi e non gradirono molto la sorpresa. Da questo episodio è nata la tradizione della visita al bufone nel giorno di San Michele Arcangelo.

giovedì 12 settembre 2024

TEMPO DI CONTRORA

 Sperando che per quest 'anno quel caldo insopportabile sia passato ...

TEMPO DI CONTRORA
Nei caldi pomeriggi estivi, quando incombe la cosiddetta “calandrella”, cioè quando il caldo è così afoso ed estenuante da far diminuire le energie umane e mentali, è tempo di “controra”, cioè di riposo, è tempo di fare una pausa, che va più o meno dalle ore 12/13 all’incirca alle 16.
Il termine “Controra” viene dal latino “contra horas”, cioè ore contrarie all’azione e all’agire, a svolgere qualsiasi attività.
“Calandrella” , invece, viene dal verbo spagnolo “calentar” che significa riscaldare, arroventare, che a sua volta viene dal vero latino calēre, che vuol dire ardere, essere caldo.
E’ proprio nelle ore di controra il momento di cedere ad un sonnellino ristoratore finché non sia passato quel caldo asfissiante per poi riprendere le consuete attività.
Quando è tempo di controra anche per le strade non cammina nessuno, il paese sembra addormentato e tutto il mondo, umano e animale, è coinvolto nell’immobilità e nel silenzio.
A parte le cicale, che non si zittiscono mai, non si sentono cinguettare gli uccelli, i cani stremati cercano un posticino al fresco, dove distendersi, anche i gatti boccheggiano e respirano a fatica.
Nelle case, dopo pranzo e appena dopo aver rigovernato, si chiudono porte e finestre, lasciandole appena socchiuse per non permettere al caldo di entrare e per creare quella penombra e quella frescura, dove tutto è fermo e silenzio, quasi un tempo non tempo o meglio un andamento lento del tempo stesso.
Non si esce, non si alza la voce per non disturbare il riposo altrui…
Guai a disturbare quella quiete e quel riposo, nessuno si può permettere di andare a suonare senza preavviso o di telefonare, sarebbe come profanare la sacralità della controra.
Quest’usanza nasce dall’antica società contadina, che nella sua saggezza, aveva ben compreso che il caldo eccessivo di quelle ore avrebbe impedito di svolgere al meglio qualsiasi lavoro.
I contadini, infatti, andavano a lavorare al sorgere del sole ma a mezzogiorno si fermavano per mangiare e poi cercavano un posto fresco all’ombra di un albero, dove poter riposare per poi riprendere il lavoro al momento opportuno cioè quando, con il fresco, sapevano di poter svolgere al meglio le proprie attività.
Fermarsi e fare una pausa, lasciarsi andare ad un ozio che fa bene sia al corpo che al cervello, è questo il modo giusto per superare quelle ore di caldo eccessivo.
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che dopo il riposino della controra, le prestazioni intellettive aumentano del 34%.
Oggiorno, al contrario, nell’era dell’industrializzazione, tutto è finalizzato alla velocità e alla produttività e pur di raggiungere gli obiettivi previsti, a volte, si arriva ad una forzatura dei ritmi umani e naturali, che porta allo stress, all’ansia e ad una forte pressione mentale ed emotiva, che influisce molto negativamente sulla salute delle persone.
Diventa utile e salutare, quindi, rispettare la controra.