domenica 26 gennaio 2025

STAI A MANGIA’ RENT A CHIES?

 O’, STAI A MANGIA’ RENT A CHIES? ME NE (VU)O’ RA NU POC?

Mi sono sempre chiesta che cosa volesse dire questo semplice modo di dire mondragonese.
In esso emerge dapprima il rimprovero di qualcuno per un comportamento illecito, quello di mangiare in chiesa, e subito dopo il comportamento incoerente e assurdo della stessa persona, che chiede di fare la stessa cosa.
Sembra quasi un ridicolo e banale paradosso. In realtà, questo detto affonda le radici nella Legge dello Specchio, di Carl Jung, il padre della psicologia analitica.
Secondo Jung il mondo può essere paragonato ad uno specchio, in cui ogni persona proietta in modo inconscio e inconsapevole aspetti di se stesso non accettati o riconosciuti.
La proiezione è un meccanismo di difesa attraverso cui attribuiamo agli altri i nostri sentimenti e impulsi inaccettabili.
Una persona insicura, ad esempio, percepisce gli altri come critici e giudicanti.
La proiezione può essere anche positiva quando vediamo negli altri qualità positive che desideriamo avere o che già possediamo ma che non riconosciamo pienamente.
Il mondo, quindi, non è altro che il riflesso di ciò che abbiamo dentro, proiettato sugli altri.
Ci succede spesso di notare qualcosa negli altri che non ci piace, di provare fastidio per un comportamento o per delle parole.
Quello che ci piace del mondo, in realtà, rispecchia aspetti di noi stessi che abbiamo integrato e che ci suscitano emozioni e sensazioni positive.
Al contrario, ciò che del mondo ci dà fastidio riflette una realtà profonda che ci appartiene e che non siamo riusciti ad accettare.
Se vediamo una persona sempre arrabbiata è perché una parte di noi è sempre arrabbiata.
Se ci irrita l’arroganza di una persona potrebbe essere perché stiamo lottando contro la nostra stessa arroganza.
La Legge dello Specchio ci offre una prospettiva potente per la comprensione di noi stessi e delle relazioni interpersonali.
Riconoscendo che ciò che vediamo negli altri riflette aspetti di noi stessi, possiamo avviare un processo di autoconoscenza e crescita personale , possiamo acquisire maggiore consapevolezza e accettazione di chi siamo e migliorare così la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni.
Sembra strano ma pian piano noi scopriamo chi siamo attraverso gli occhi degli altri.
Davvero la saggezza popolare mondragonese è da considerare un ricco patrimonio culturale per noi, se con una semplice e divertente battuta ci fa capire concetti così profondi e universali.




sabato 18 gennaio 2025

LE SCOLL ‘NFRONT

 LE SCOLL ‘NFRONT…

In passato, nell’antica società contadina, nell’abbigliamento femminile, era sempre presente un accessorio, che si usava in molte occasioni e che addirittura, doveva far parte del corredo della sposa.

Si trattava della scolla, un triangolo di cotone bianco dai lati molto lunghi.
Si avvolgeva come una fascia e si legava, stretta , intorno alla testa, se si aveva mal di testa oppure si usava per asciugarsi il sudore in caso di caldo eccessivo o di lavoro estenuante, si legava intorno alla testa a mo’ di fazzoletto o foulard .
Si usava, ad esempio, se ci si ritrovava con un braccio ingessato e bisognava tenerlo immobilizzato, visto che non c’erano i tutori che si usano oggi, veniva legata la scolla sulla spalla e dentro si infilava il braccio.
Serviva anche per tener chiusa la bocca ai defunti , la si metteva piegata a mo’ di fascia intorno al viso e si legava sulla testa, ed era piuttosto antiestetica, in verità. Oggi vengono utilizzati dei collari , che servono a questo scopo , quasi invisibili, una volta applicati.
Insomma di un semplice triangolo di cotone si facevano tanti usi, una panacea per tanti problemi.
Forse sarà per questo che ancora oggi quando una persona si vuole accingere ad un compito troppo gravoso ed eccessivo per le sue possibilità , si sente dire ironicamente, da qualcuno che lo conosce bene: - Ma si sicur? Me par che già te vec(o) cu le scoll ‘front!