mercoledì 16 aprile 2025

Giovedì Santo ( sig.ra Genoveffa Caparco)

 


LA PREGHIERA POPOLARE DEI SEPOLCRI
Te veng a visità, Sepolcru Sant
Ce veng a iurnat da Passion
Ce veng cu nu cor tant afflitt
Da mort e a passion de Gesù Crist.
Sepolcru sant e Sepolcru glorios
Comme si degno e comme si odoros.
Fior de lu suo fior, corp de lu suo corp
Chest è la Croce che ci fussi mort.
Maria a ru Gioverì Sant ieva facenn nu gran piant
Nu gran piant e nu gran dulor
Chest è la Croce di Nostro Signore.
Si c’avess na zitella zita
33 vote lu vuless ricie
A denocchie scupert e terra sagrat
La grazia che cerchi al mio Figliuolo ce sarà dat.

martedì 8 aprile 2025

COMME CUCOZZA CANTA



COMME CUCOZZA CANTA,
PASQUA NUN VENE PE MO’!

Dal suono della zucca, capisco che Pasqua è lontana!
Questo antico detto risale al 1500, al tempo di “Papa Giovinazzo”, un arciprete così denominato, estroso e bizzarro, di Lucugnano, una frazione del Comune di Tricase, in provincia di Lecce.
A quel tempo non c’erano ancora i calendari per ricordarsi delle festività da onorare e si ricorreva ad espedienti pratici per calcolare il tempo.
Era sempre per questo motivo che qui da noi si appendeva la bambola di pezza della Quaresima, che aveva sotto il vestito un’arancia o una patata con sette penne di gallina conficcate, ogni settimana se ne toglieva una proprio per calcolare con esattezza il tempo che mancava per arrivare alla Pasqua.
In alcuni monasteri e sacrestie si usava come calendario un quadro di legno con tanti chiodini, che venivano rimossi giorno per giorno.
Papa Giovinazzo, invece, si era costruito un suo speciale calendario. In una zucca vuota riponeva tanti semi di zucca per quanti erano i giorni dell’anno ed anche tanti semi di fave, che indicavano le festività.
Giorno per giorno toglieva i semi di zucca e di fave per rendersi conto del tempo trascorso e di ciò che gli spettava fare per le celebrazioni in chiesa.
Un anno, verso la metà del 1500, l’arciprete, di domenica, si recò in chiesa per celebrare la Messa ma rimase molto sorpreso nel vedere che il popolo era provvisto di rami di palma e chiedeva la benedizione.
Allora disse: - Piano, figlioli, oggi non è la domenica delle Palme!
Visto, però, che quelli insistevano e, convinto che fossero in errore, si fece portare la zucca e scuotendola per sentirne il rumore dei semi, disse: - Comme cucozza canta, Pasqua nun vene pe mò! E li rimandò a casa senza benedire le palme.
In effetti era lui che si era sbagliato perché la sorella aveva trovato nella sua stanza una scodella con le fave rimosse e, non sapendone il motivo, le aveva rimesse nella zucca.
Papa Giovinazzo, poi, lo venne a sapere e la domenica successiva benedisse le palme e celebrò anche la Pasqua.
Dagli studi antropologici emerge che Papa Giovinazzo è un personaggio della cultura popolare salentina che racchiude in sé la semplicità di don Abbondio e la furbizia di Pulcinella, una figura emblematica e irriverente, figlia della cultura popolare del ‘500.
A lui si attribuiscono storie e aneddoti umoristici anche a sfondo sessuale, che avevano l’obiettivo di farsi beffe di nobili e prelati.
Sulla sua esistenza si hanno molti dubbi, alcuni pensano che non sia realmente esistito e che sia frutto della creatività e della fantasia popolare di quel periodo.
Nel suo Breviario, tra l’altro, si legge: - Io sono Papa Giovinazzo, fate quello che dico, non fate non quello che faccio!
Come abbia fatto questo detto salentino ad arrivare a Mondragone non si sa, certo è che la cultura popolare non ha confini e si diffonde dappertutto.

martedì 1 aprile 2025

RI QUATT BRILLANT

 

“Quatt brillant
giorni quarant”
recita un proverbio della tradizione contadina e sta a significare che se piove il quattro aprile o per I primi quattro giorni di aprile, pioverà per 40 giorni.
Con “quattro brillanti” ci si riferisce proprio ai primi quattro giorni di Aprile, ma, in realtà, la parola “brillanti” è una traduzione errata di Aprilanti perché si dice
"Quattro aprilanti
Giorni quaranta"
I nostri antenati, quando non esistevano le previsioni del tempo, si affidavano alla saggezza popolare per conoscere il tempo con un certo anticipo.
Questo proverbio, in effetti, non ha nessun fondamento scientifico, tuttavia non si può negare che Aprile è un mese imprevedibile.
Anche la scienza ha provato a capire se c’è del vero nella saggezza popolare, per questo alcuni studiosi hanno analizzato l’archivio delle precipitazioni piovose dell’Osservatorio Meteorologico dell’università di Napoli Federico II , funzionante dal 1872 e dall’analisi effettuata risulta che gli anni in cui è piovuto per i primi giorni di Aprile, seguiti da più di 16 giorni piovosi fino al 15 maggio, costituiscono il 70% dei casi.
Il risultato suggerisce che, in fondo, i proverbi tramandati hanno un fondo di verità, se interpretati, non alla lettera, ma in modo più ampio; essi vanno intesi come il risultato di quelle irregolarità climatiche osservate su lunghi periodi.
Casualità o tradizione? Osserviamo quello che succede in questi giorni….
Intanto oggi sembra inverno...