lunedì 7 giugno 2021

PUOZZI SCULA’

 PUOZZI SCULA’

Ho sentito diverse volte quest’espressione nel nostro dialetto e pur intuendone il senso negativo, non ne avevo mai compreso esattamente il significato fino a quando, anni fa, trovandomi a Ischia, andai con mia figlia e mia nipote a visitare il Castello Aragonese, che sorge su un isolotto di roccia ed è collegato all’isola stessa da un ponte di pietra. Il Castello è molto grande e ci vogliono due o tre ore per visitarlo perché c’è tanto da vedere, in passato costituiva una vera e propria cittadella. D’estate, per la festa di sant’Anna, di sera, viene tutto illuminato per simulare l’incendio del castello e contemporaneamente, in mare, sfilano le barche allegoriche, di cui verrà premiata la più bella; segue, infine uno straordinario spettacolo di fuochi d’artificio. Il Castello fu costruito nel 474 a. C. ed è appartenuto ai diversi popoli dominatori che si sono succeduti. Fu sotto gli Angioini che si iniziò a costruire il ponte per collegare il Castello al resto dell’isola. Sul Castello vi sono diverse chiese e cattedrali. Ad un certo punto, durante la visita, siamo arrivate a visitare la chiesa dell’Immacolata, a cui era annesso il convento delle Clarisse. Sotto la chiesa si trovava il cimitero delle monache o “Putridarium”, ancora oggi visitabile, dove, per mancanza di spazio, i cadaveri delle monache, anziché essere interrati, venivano lasciati fino a decomporsi. Si componeva di una serie di sedili in pietra, sui quali venivano posti, in posizione seduta, i corpi delle defunte. Ogni sedile era dotato di un ampio foro, un colatoio, nel quale potevano defluire i liquidi corporei e i tessuti in decomposizione. Il processo ovviamente non era veloce e si concludeva solo quando rimanevano le ossa delle defunte, che potevano essere pulite e raccolte in un ossario. Le monache viventi dovevano recarsi ogni giorno a visitare le consorelle in decomposizione per pregare e meditare sulla caducità della vita terrena e sulla morte.
Immagino il supplizio e la tortura a cui erano sottoposte le povere suore, che dovevano adempiere al proprio dovere.
Quest’usanza scomparve del tutto verso gli inizi del 1900. Il cimitero delle Clarisse fu, però, fatto chiudere già nel 1810 assieme al convento e ad altre strutture religiose, in seguito ad un decreto emanato da Gioacchino Murat, re di Napoli, sotto Napoleone, volto a sopprimere gli ordini religiosi e a impadronirsi delle loro ingenti ricchezze.
Comunque, tornando all’espressione, mi chiedo se quelli che la usano si rendono conto di quello che dicono, forse se ne capissero il vero significato, non la userebbero più.



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