A Mondragone, quando qualcuno vuole invitare una persona ad andar via perché vede che indugia o semplicemente per fargli capire che sta perdendo troppo tempo, che si deve sbrigare e andare oltre, gli dice, con quella franchezza ironica e un po’ sorniona che ci deriva dalle nostre origini contadine ma che tutt’oggi ci contraddistingue: - O’, ma che staje aspttà, l past?! e cioè: - Ehi tu, ma che stai aspettando, le paste?!
Il detto si riferisce ad un’usanza relativa alla promessa di matrimonio che si faceva una volta, “ru ra parol”. In tale occasione si usava fare un rinfresco, in cui venivano offerti dolci fatti in casa: i guanti e le pastette.
In passato i GUANTI erano i dolci che creavano subito quell’atmosfera di festa e di buon augurio, con cui si festeggiavano tutti gli avvenimenti gioiosi, quali il Battesimo, la Cresima, il Matrimonio ma anche la costruzione di una casa ecc. Bisogna ricordare che i guanti mondragonesi sono morbidi perché nell’impasto viene messo il latte e si distinguono dalle chiacchiere, che invece risultano croccanti perché nell’impasto viene aggiunto il vino bianco.
Le PASTETTE, invece, erano dei biscotti di pasta frolla ma con l’aggiunta di latte e poiché come agente lievitante si utilizzava l’ammoniaca, gonfiavano in cottura ed erano perciò più alti dei biscotti di oggi. Sopra venivano cosparsi di zucchero e decorati al centro con il chicco di caffè o la ciliegina o altro.
Proprio alla fine del rinfresco uscivano le paste, quelle dei pasticcieri, per intenderci, che allora erano quasi una rarità e che si vedevano solo in certe occasioni: morbidi babà profumati di rhum, sfogliatelle ricce e frolle, bigné ripieni di crema, deliziose contornate di noccioline, cannoli, zuppette ricoperte di candido zucchero al velo. Altro che guanti e pastette! Nessuno andava via prima di quel momento per non perdersi il bocconcino prelibato, anzi si creava un clima di grande attesa.
A tale proposito, ricordo che quando avevo sette/otto anni, in un portone vicino casa mia si stava festeggiando la promessa di matrimonio della figlia di un noto commerciante. Era di sera e c’era tantissima gente nel cortile, ad un certo punto entrarono degli uomini che portavano dei contenitori rettangolari di legno, che sicuramente contenevano le paste perché successe che i ragazzini, come impazziti, si lanciarono al loro inseguimento e, intrufolandosi tra le gambe, li misero tanto in difficoltà e procurarono un tale scompiglio che quelli sbatterono i contenitori a terra, imprecando di brutto e rovinando il clima festoso dell’evento. Non ricordo però se riuscirono a fermare quegli indiavolati ragazzini.
Ringrazio Raffaele Pacifico, che ha spiegato l’origine del detto, sciogliendo una volta per tutte l’enigma di quelle paste, che ritornano spesso nel nostro parlato quotidiano ma non si capiva mai cosa c’entrassero con il discorso. Si tratta, come vediamo, di reminiscenze del passato che ancora oggi riaffiorano, attraverso il linguaggio, nel nostro presente.
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