mercoledì 13 ottobre 2021

‘NTIEMP DE V(I)NACCIA

 NTIEMP DE V(I)NACCIA CHI VO’ L’OV S(E) L(E) FACCIA



Secondo questo detto mondragonese quando è tempo di vinacce cioè tempo di vendemmia con la conseguente spremitura delle uve, le galline non depongono le uova.
Infatti è proprio nel periodo tra settembre e ottobre che questi volatili fanno la muta e, poiché impegnano le loro energie nel cambiamento del piumaggio, sospendono momentaneamente la deposizione delle uova.
Le uova nell’alimentazione contadina sono sempre state un’importante fonte di proteine a basso costo, un secondo piatto energetico e sbrigativo da preparare in tutti i modi: al tegamino, sodo, sotto forma di frittata ecc. , aggiunte alle zuppe di verdura, che facevano in questo modo da primo e da secondo piatto. Si bevevano, un tempo, crude, bastava fare un buchino sopra e uno sotto e succhiare. Chi non ricorda, poi, lo zabaglione, fatto di uova sbattute e zucchero con l’aggiunta di marsala?
Quasi tutte le famiglie, in passato, avevano il pollaio, che veniva seguito e gestito dall’esperta massaia, era lei che preparava e gestiva le covate, faceva l’ispezione rettale per controllare se la gallina aveva l’uovo e se non ne aveva per niente ed era lì solo a mangiare, veniva subito sacrificata magari per un buon brodo ma era questa la fine che faceva ogni gallina quando era ormai alla fine della suo ciclo produttivo; le massaie più esperte erano in grado anche di castrare i galli per farne capponi per Natale, dalle carni tenere e delicate. Ritorna ancora alla mente l’immagine della massaia, che distribuisce il becchime e tutti i polli che le corrono incontro…
Il pollaio era una piccola risorsa economica per la massaia, una modesta occasione di guadagno perché non era finalizzato solo alla produzione delle uova e della carne per la famiglia ma anche orientato alla vendita dell’eccedenza, per la massaia era un piccolo salvadanaio che poi utilizzava per i bisogni della famiglia.

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