Aveva il vizio del bere e per questo i ragazzi, quando lo vedevano, lo canzonavano e alzando il pollice come per indicare l’atto del bere, gli dicevano:- Zi Vicié, ‘ncopp o pollic(e) !!! Lui si arrabbiava tantissimo e li rincorreva. Una volta, in piazza, dei ragazzi , acchiappandolo da dietro, a sorpresa, lo sollevarono in alto, gridando:- Zi Viciè, ‘ncopp?! Lui, come faceva di solito, diede in escandescenze: - Disgrazziat! Disgrazziat!...
Quali saranno state le vicissitudini che lo spingevano a vivere così ormai non ci è dato più sapere ma le battaglie che combatteva ogni giorno per vivere o meglio per sopravvivere quando c’era tanta povertà, possiamo immaginarle.
Un volto “vero” non una maschera, come direbbe Pirandello, rimasto impresso nella memoria popolare non solo perché era lo spasso dei ragazzi, che lo sfottevano per puro divertimento ma forse anche per quel suo dramma esistenziale e per quelle difficoltà del vivere quotidiano, che del resto ci accomunano e ci coinvolgono tutti, chi in un modo e chi nell’altro.
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