giovedì 6 gennaio 2022

EPIFANIA E BEFANA : TRA STORIA E LEGGENDA

Un detto mondragonese recita: 
- Le feste jessene e venessene/
 Pasqua Epifania nun venesse mai! 
Femmene meje filate che le feste so passate
 
Ed ancora 
Pasca Epifania tutte le feste se porta via/
risponne a Cannelora: - Ce stongo io ancora! 

La prima festa del nuovo anno è quella dell’ Epifania, che coincide con quella della Befana, tanto aspettata dai bambini; avviene in questa ricorrenza la fusione tra l’elemento del culto religioso e quello della tradizione popolare. Il termine Epifania deriva dal greco e significa “apparizione, manifestazione”, riferita alla persona di Gesù ed è la festa che rievoca la visita dei Re Magi al Bambino Gesù, nella notte del dodicesimo giorno dopo Natale, tra il 5 e il 6 gennaio. Il senso profondo di questa solennità consiste nel fatto che in essa Gesù manifesta il mistero di salvezza di Dio a tutte le genti, non solo a Israele. I Magi, personaggi misteriosi venuti da lontano, simboleggiano i rappresentanti di tutti i popoli della Terra , che vengono a Gesù. Essi si prostrano davanti al Bambino e ne riconoscono la divinità, in più offrono al Figlio di Dio doni simbolici: oro, incenso e mirra; l’oro simbolo della regalità, l’incenso della funzione sacerdotale del Messia, mentre la mirra profetizza in maniera chiara la sua passione e morte. Il simbolo di questa festa è senza dubbio la stella cometa, la cui luminosità guidò i Re Magi verso il Signore ma il personaggio protagonista è quello della Befana, questo curioso personaggio, saldamente ancorato nell’immaginario popolare, da sempre molto amato, che con la tradizione cristiana non c’entra proprio niente eppure nella tradizione popolare c’è una leggenda che in qualche modo la inserisce come protagonista di questa festa religiosa. Essa racconta che quando i Re Magi stavano andando a Betlemme per rendere omaggio al Bambino Gesù, arrivarono in prossimità di una casetta e decisero di fermarsi per chiedere indicazioni sulla direzione da prendere per Betlemme. Bussarono alla porta e venne ad aprire una vecchina, che diede loro le indicazioni ma quando i Re Magi le chiesero di unirsi a loro, lei rifiutò perché aveva molte faccende da sbrigare. Dopo che i Re Magi se ne furono andati, la vecchina capì di aver commesso un errore a rifiutare il loro invito e decise di raggiungerli. Uscì a cercarli ma non riuscì mai a trovarli. Così bussò ad ogni porta lasciando un dono ad ogni bambino nella speranza che uno di loro fosse Gesù. Da allora in poi ha continuato per millenni e continua ancora, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio a portare regali a tutti i bambini per farsi perdonare. Essa appare ancora oggi nella cultura italiana come una vecchia brutta e gobba che vola a cavallo di una scopa e che va in giro a distribuire dolci e regali ai bambini buoni e carbone ai “cattivi” , che sta a simboleggiare le marachelle compiute da questi ultimi nell’anno precedente. La figura della Befana rappresenta un esempio lampante di come quando la religiosità popolare si appropria di un festività religiosa, il profano talvolta può superare il sacro e far nascere personaggi simpatici, nella fattispecie questa vecchina che ha quasi finito per eclissare l’immagine dei Re Magi. Come molte altre tradizioni, anche quella della Befana affonda le radici nel nostro passato agricolo. Infatti l’origine della festa probabilmente è connessa a un insieme di riti propiziatori pagani, legati ai cicli stagionali dell’agricoltura. Anticamente, infatti, si credeva che nelle 12 notti che seguivano il solstizio d’inverno, corrispondente al Natale, fantastiche figure femminili volassero sui campi seminati per propiziare il raccolto. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea della caccia. La Chiesa condannò con rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di credere che tali vagabondaggi avvenissero. Tali credenze stratificandosi e sovrapponendosi diedero origine a diverse personificazioni che nel Medio Evo sfociarono nella nostra Befana. Nella dodicesima notte dopo il Natale, si celebrava, comunque, la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega che volava per i cieli con una scopa. Ormai secca, era pronta per essere bruciata per far sì che dalle ceneri rinascesse come giovinetta Natura. In molte regioni italiane, infatti, si costruiscono ancora oggi fantocci di paglia a forma di vecchia , che vengono bruciati nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. La Befana, quindi coincide con la rappresentazione femminile dell’anno vecchio.



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