lunedì 3 gennaio 2022

IL MESE DI GENNAIO

 

Innaro scummoglia pagliar,

Ogni donna bella, brutta pare!

Addò stà chella bella giona tutta pumposa?

Sott a ru fucular tutta muccosa!



Così recita il detto mondragonese per indicare che in questo periodo dell’anno le temperature si irrigidiscono e il vento gelido è tale da scoperchiare perfino i pagliai. Anche la donna bella, con il freddo di gennaio, diventa brutta; lei, che va altezzosa della sua bellezza, lussuosa e appariscente, ora se ne sta sotto al focolare, al caldo, con il naso che cola , pieno di muco.

Si tratta di un mese più tranquillo per quanto concerne il lavoro dei contadini: una sorta di pausa durante la quale la natura offre ben poco e il lavoro in campagna diminuisce, un mese in cui le piante dormono, aspettando che il tempo faccia il suo corso anche se qualcosa, che al momento non si vede, già aspetta sotto il terreno brullo.

Era questo il periodo della potatura invernale, il periodo ideale per potare la maggior parte degli alberi durante il riposo vegetativo e per far legna; si raccoglievano, infatti, i rami delle piante e i tralci delle viti, le viticaglie, che, riunite in fasci, venivano utilizzate sia per accendere il fuoco che per scaldare il forno per fare il pane. Non solo si potavano le viti ma c’era anche il ricambio periodico delle canne di sostegno e poi la corretta piegatura e legatura dei tralci per la quale si usavano le vincelle, gli steli verdi della ginestra, sottili e flessibili, che si raccoglievano in montagna.

Gennaio era il periodo dell’anno in cui la famiglia contadina si radunava davanti al focolare, il mese in cui per scaldarsi si consumavano intere cataste di legna accumulate, e si raccontavano antiche storie mentre le donne sferruzzavano per fare calze o maglie e le giovani ricamavano il corredo.

Ci si copriva come meglio si poteva per ripararsi dal freddo e ci si riscaldava con il camino e con i bracieri , le gelide lenzuola venivano scaldate con lo scarfalietto. Le famiglie più povere si riscaldavano più semplicemente con dei mattoni di terracotta che mettevano nel letto avvolti in panni di lana per evitare scottature



Per accendere facilmente il braciere, alcune donne si recavano a ru lammicco, cioè alla distilleria della famiglia Petrone, a chiedere il fuoco, cioè i residui di carbonella accesi, provenienti dalla fornace, che venivano regolarmente dati senza alcun compenso perché Mondragone, a quei tempi, era un paese dove tutti si conoscevano e la gente era unita da vincoli di parentela, amicizia, comparatico e vicinato per cui sembrava di far parte tutti di una grande famiglia.

I senzatetto andavano di notte a cercare rifugio dal gelo al tepore delle caldaie della distilleria.

Da Natale alla Befana c’era più di un’occasione per fare festa dopodiché si ritornava alla vita ordinaria.

Nei giorni seguenti la massaia incominciava a procurarsi tutto ciò che serviva per ammazzare il maiale: lo spago, il peperoncino, il sale , i finocchietti ecc. tutto doveva essere pronto per la grande festa che comportava anche tanto lavoro, che però consentiva l'approvvigionamento per tutto l’anno delle tante prelibatezze della carne suina.


Arrivava poi la festa di sant’Antonio abate, un santo molto venerato nell’antica società contadina: protettore degli animali, ma anche dei nostri denti.









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