Quando arrivava la Pasqua, a Mondragone, prima di fare le pastiere si usava fare il pane, intere infornate di pagnotte e filoncini, paniegli e cocchie, in mezzo ai quali spiccavano i tortani con le uova incastonate sopra e le pigne con l’uovo al centro per i bambini, che si preparavano per l’occasione.
Era così bello da vedere quel pane vestito a festa, biondo e fragrante, un vero spettacolo di bontà.
Chi passava per strada, sentiva venire dai cortili quel profumino buono e delicato del pane appena sfornato e anche senza vederlo pensava : - E’ il pane di Pasqua! e in cuor suo si rallegrava e si compiaceva.
C’era grande rispetto del pane un tempo, era il cibo essenziale, la base del nutrimento, considerato sacro perché dono divino ed è così che il Pane di Pasqua, a Mondragone, ha lasciato un modo di dire, che viene utilizzato in varie occasioni.
Ad esempio, quando una persona è euforica perché pensa di aver trovato una situazione vantaggiosa, non riuscendo a valutarne i rischi e le insidie, si sente dire ironicamente l’espressione : - Sé, sé, se crere che mò va a piglià pane di Pasqua! da chi, al contrario, riesce a valutare la situazione con razionalità perché non implicato emotivamente.
Con “pane di Pasqua” si vuole intendere quanto di più buono e bello possa esistere, in assoluto.
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