Dopo il Natale e la Pasqua è questo il giorno più solenne in assoluto per i Mondragonesi, giorno in cui si festeggia la nostra patrona, la Madonna Incaldana.
E’ tradizione essere svegliati, la mattina presto, dai botti e dallo scampanio festoso provenienti dal Santuario, con cui si dà inizio alle celebrazioni per i festeggiamenti in suo onore.
Le Messe si susseguono una dopo l’altra, i banchi si svuotano e si riempiono di fedeli di continuo perché è in questo giorno che dagli angoli più remoti e sconosciuti della città, sbucano tutti i Mondragonesi, nessuno escluso e vengono a presentarsi davanti alla Sacra Icona, a rendere omaggio alla Mamma celeste, attratti da quel sentimento forte e antico, tramandatoci dai nostri avi, tutt’uno con il nostro DNA, fatto di affidamento, di richiesta di aiuto e protezione, di fiducia e di speranza, di amore filiale sacro e indissolubile che nessuno potrà mai mettere in discussione e da cui nessuno ci potrà separare.
E’ un giorno in cui tutti i sacerdoti della città e anche alcuni provenienti da fuori si recano al santuario per celebrare le Messe e per aiutare nelle Confessioni perché è in questo giorno che i fedeli , che non frequentano assiduamente la Chiesa, approfittano per confessarsi e comunicarsi, se non ci sono riusciti a Pasqua.
Alle 10, 30, poi, viene celebrata la Messa solenne che da noi è detta “Ru paracil(e)c(o)” officiata dal vescovo ma per la quale un tempo venivano invitati i cardinali, sia per il Martedì che per il Mercoledì in Albis.
La Messa viene cantata dalla corale polifonica del Santuario, con canti liturgici bellissimi preparati per la solennità della festa, un tempo si facevano venire cantanti lirici rinomati. Partecipano alla Messa anche le autorità civili, a cui vengono riservati i primi posti; la chiesa è così gremita che non si trova un posto neanche a peso d’oro e molti restano in piedi ma la penitenza è d’obbligo.
Era tradizione, un tempo, per le donne, recarsi a “ru paracil(e)c(o)” tutte agghindate e sfoggiare le toilettes confezionate per l’occasione, abiti di seta, raso, taffettà, stoffe pregiate insomma, in tinte vivaci e vistose , naturalmente per chi se lo poteva permettere , anche gli uomini rigorosamente in giacca e cravatta, proprio come per il giorno di Pasqua.
E tutti seduti e compiti nei banchi ad ascoltare il cardinale o il vescovo di turno che decantava gli elogi della Beata Vergine e poi all’uscita si commentava il panegirico, se era stato più bello di quello dell’anno prima o più lungo ecc.
Alla fine della Messa, poi, ma di ogni Messa, il popolo intona il canto della tradizione a Maria Incaldana; andando via, si procede all’indietro per non dare le spalle alla Madonna , tutti segni e attenzioni che provengono dal passato e che noi conserviamo ancora, che forse oggi sembrano superflui ma che stanno a dimostrare quali attenzioni e riverenza i nostri avi avessero per la Madonna.
Il Mercoledì in Albis, insieme alla celebrazione eucaristica c’è l’amministrazione della S. Cresima e delle Prime Comunioni; durante la mattinata immancabilmente viene deposta una corona ai Caduti in piazza Umberto. Ogni sera vengono cantati i Vespri solenni e la celebrazione eucaristica viene animata a turno da una comunità parrocchiale mondragonese.
Nel pomeriggio della domenica successiva, da qualche anno a questa parte, dalle ore 14,30 in poi avviene il bacio alla Sacra Icona, tra canti e preghiere, in maniera ordinata e composta; l’organizzazione è tale da rendere scorrevole e tranquillo l’afflusso dei fedeli fino alle ore 19, quando c’è la Messa finale e la Madonna viene riportata al suo posto, alla navata di destra.
Tanti anni fa non era consentito alla popolazione di assistere alla “calata” della Madonna, che veniva fatta di mattina presto dal sacerdote, aiutato da poche persone, ma fuori alla chiesa, al buio, c’era sempre un gruppetto di persone, che pur sapendo di non poter entrare, era lì presente, ad aspettare.
Erano tempi difficili in cui c’era una fede molto più viva e sentita, nella Madonna i nostri avi riponevano tutte le loro speranze affinché intercedesse per loro, e quando la vedevano portare in processione erano lì a piangere , a gridare, a insistere, quasi a litigare con Lei, a chiamarla “faccia iarza” perché non aveva ancora risposto alle richieste di grazia, che pure erano necessarie nelle situazioni gravi e insostenibili dell’esistenza; alcuni si agitavano in modo tale da compiere gesti inconsulti che potevano compromettere la stabilità del quadro e di chi lo portava ed era per questo che non si faceva assistere la popolazione alla “calata”.
Bisogna ricordare che a quei tempi per un raccolto andato a male era messa in pericolo la sopravvivenza della famiglia, la mortalità infantile era elevata, di tanto in tanto le donne morivano di parto, si moriva per una febbre o per una bronchite , le cure quasi inesistenti.
Oggigiorno, per fortuna, tutti possono assistere alla “calata” e quando il quadro viene preso e la campanella inizia a suonare , la commozione è generale: le lacrime, i canti, gli applausi, è un’emozione grande che pervade il cuore dei Mondragonesi, che in quel momento, formano un tutt’uno con il cuore della Madonna.
Di pari passo ai festeggiamenti religiosi si alternano, poi, quelli civili: nella mattinata del Martedì in Albis la banda in piazza esegue un concerto lirico sinfonico tra i cittadini festanti che vanno e vengono dal Santuario e che, incontrandosi si fermano per scambiarsi gli auguri.
Un tempo, quando non c’erano ancora gli alberghi , erano le famiglie del rione che ospitavano ognuna un musicante e tutti ci tenevano a fare bella figura e si preoccupavano per tempo di procurarsi il vino buono da offrire durante il pranzo.
Ogni sera, poi, si esibisce qualche cantante o gruppo musicale che ogni anno il Comitato sceglie tra quelli più in voga e preferiti dal pubblico.
Il Comitato, formato da uomini, “ri masti de feste” affianca il sacerdote nella preparazione della festa, già da qualche mese prima incomincia a girare per le case a chiedere l’offerta, che tutti danno volentieri per la nostra Patrona.
Un’altra tradizione simpatica e paesana, tutta mondragonese è quella della banda che gira per le strade per la questua cittadina, il lunedì in Albis, di mattina, in occasione della quale i Mondragonesi donano di tutto: polli, conigli, colombe pasquali, uova ecc, vasetti con salsiccia, tutto viene poi venduto all’asta e il ricavato devoluto alla Madonna.
Il Mercoledì, poi, c’è l’asta del pesce pescato nella mattinata, la banda si reca sulla spiaggia a suonare nell’attesa del ritorno dei pescatori ed è simpatico e divertente, poi, assistere alla ‘rriffa del pesce in piazza, dove sono molti quelli che ci tengono a fare l’offerta per portare a casa il pesce “della Madonna”, per devozione.
Il sabato sera, a conclusione delle festività vengono sparati i fuochi d’artificio in onore della Madonna mentre la domenica pomeriggio avviene l’estrazione della lotteria in piazza Umberto.
Ognuno si chiede chi sarà il fortunato a vincere la macchina della Madonna, visto che gli altri premi fanno meno gola ma alla fine tutti sono contenti, anche se non hanno vinto, di aver vissuto e partecipato per un altro anno alla festa della Madonna, della nostra Madonna.
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