martedì 10 maggio 2022

MARIA E IL MORTO

Mia madre era una persona umile e schiva, di una bellezza semplice, senza fronzoli. Aveva due occhi azzurrissimi che quando ti guardavano t’avevano bell’e sistemato nel senso che al volo riusciva a cogliere l’essenzialità della persona, che aveva davanti.
Era abilissima nel fare i calcoli a mente, quando c’era da fare i conti; mentre mio padre, che faceva il mediatore, diceva: - Allora tanti quintali per tale prezzo, lei già dava la risposta, anticipandolo sempre.
Se succedeva qualcosa in famiglia, mentre noi cominciavamo a chiederci come e quando, lei era già arrivata alla conclusione, come facesse non si sa.
La vita non era stata tanto magnanima con lei e le aveva presentato varie difficoltà, che lei ha sempre sopportato cristianamente, anche troppo, senza aver avuto mai il coraggio, qualche volta, di mandare qualcuno a quel paese, anche quando sarebbe stato necessario.
Soffriva e si addolorava non solo per sé ma sinceramente per chiunque, non c’era finzione in lei, era proprio così come la si vedeva, pura nei sentimenti e nell’animo.
Aveva paura di soffrire o di vedere soffrire, tanto che a noi figli diceva: - Se succede qualcosa, non me lo dite perché io non ce la faccio! Si voleva autoproteggere per così dire ma la vita non fa sconti a nessuno.
Un giorno morì un giovane di una traversa di via Trento e per fare le esequie dovevano portarlo alla chiesa di S. Francesco, passando obbligatoriamente per via Elena, cioè davanti alla nostra casa.
Lei, appena lo venne a sapere, disse: - Ah, no no …., nu ru voglio veré, nu lu pozz suppurtà!
Allora un po’ prima dell’orario stabilito, se ne uscì di casa per evitare il doloroso coinvolgimento emotivo.
Prima venne a casa mia e si intrattenne un po’, poi si avviò per via Giardini e svoltò a via Caserta, camminando piano piano, a passo di formica per maggiore sicurezza, per dare tutto il tempo al Morto di passare, senza che lei lo vedesse.
Ad un certo punto, verso metà strada, voltandosi indietro, che cosa vide? La bara bianca del giovane, portata a spalla dagli amici e tutto il corteo funebre dietro.
Per un ultimo gesto di affetto, gli amici, prima di portarlo in chiesa, avevano fatto il giro per via Caserta, per portarlo a passare davanti al bar, che lui frequentava.
Siccome lei camminava lentamente e il corteo procedeva a passo più sostenuto, il Morto la sorpassò addirittura e lei si trovò dietro, costretta a vedere tutto.
( Questo episodio, pur essendo autobiografico, racconta un fatto successo a Mondragone e tutto ciò che è successo qui, appartiene a questo territorio).

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone

Nessun commento:

Posta un commento