Sant’Antonio è famoso anche come il Santo che aiuta a ritrovare le cose perdute. Questa particolare venerazione ha sicuramente origini popolari ma è anche da ricercare nel Responsorio latino , la preghiera più famosa recitata o cantata in suo onore. Secondo la tradizione popolare se, recitando il Responsorio, dall’inizio alla fine, non si verifica alcun intoppo, l’esito per il quale si prega sarebbe favorevole e viceversa. Di certo la preghiera non va considerata come una formula magica, bensì va recitata con umiltà e senza alcuna pretesa assoluta di ottenere qualcosa. Il Responsorio è una preghiera così popolare da essere conosciuto in tutto il mondo. Eccone la versione in italiano:
“Se chiedi i miracoli, eccoli: la morte, l’errore, le disgrazie, il demonio e la lebbra vengono messi in fuga; gli ammalati si alzano sanati, il mare si calma, i ceppi si aprono. Giovani e vecchi pregano e ritrovano nuovamente le membra e tutto ciò che hanno perduto. I pericoli periscono, cessa la necessità; parlino tutti coloro che l’hanno sperimentato. Lo dicano i Padovani.”
A Mondragone , fino a pochi anni fa, c’era l’usanza, quando una donna doveva partorire, che una persona di famiglia si recasse nella chiesa di san Francesco e facesse suonare il Responsorio a sant’Antonio: 13 rintocchi di campana e la recita del responsorio e di altre preghiere recitate da un frate della chiesa. E’ una tradizione portata a Mondragone dai monaci e molto sentita dal popolo ed è un peccato che sia andata perduta in quanto con essa si metteva la mamma e il bambino sotto la protezione del Santo in un momento così difficile e delicato come quello del parto. Si sa che sant’Antonio ha sempre avuto una particolare predilezione per i bambini. Nella sua biografia si raccontano tanti miracoli compiuti in loro favore ma la tradizione di porre i bambini fin dalla nascita sotto la sua protezione è nata da un episodio della vita del Santo: sant’Antonio si trovava ad Assisi per intervenire al Capitolo Generale. In quei giorni una devota donna, temendo di morire per il suo parto pericoloso, mandò a chiamare qualche frate affinché andasse a visitarla e a confortarla. Fu scelto Antonio, che in quel consesso godeva di fama di santità e di prodigiose operazioni. Egli andò e ispiratole coraggio, le disse che avrebbe partorito un figlio maschio, il quale si sarebbe vestito da frate minore, sarebbe passato tra gli Infedeli a cogliere la palma del martirio, della quale egli non era stato degno. La profezia si avverò ai tempi debiti. La donna partorì un maschio, che poi si fece frate con il nome di Filippo. A 50 anni fu mandato in Oriente insieme ad altri compagni. Poiché incoraggiava i compagni a resistere e a non rinnegare la propria fede, il sultano gli fece tagliare la lingua e le dita e lo fece scorticare vivo, condannando a morte anche i compagni. I loro corpi benché insepolti per molto tempo anziché fetore,emanavano una soavissima fragranza. (tratto da “ Vita di S. Antonio di Padova taumaturgo portoghese” dell’abate Emmanuele de Azevedo libro I cap. XXVI)
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