Il 25 agosto ricorre la memoria liturgica di San Rufino, Vescovo di Capua, a cui è dedicata la chiesa omonima di Mondragone, la più grande della diocesi.
Nella chiesa si può ammirare un bellissimo mosaico, che fa da sfondo all’altare, che raffigura il Santo tra due angeli. Ad esso si è aggiunta, negli ultimi anni, anche una statua del Santo benedicente, posta sul lato sinistro.
Sull’antico culto del Santo don Franco Alfieri, parroco per tanti anni della parrocchia, ha scritto un libro “San Rufino un Santo luminoso” ed è grazie ai suoi studi che abbiamo potuto approfondire la conoscenza di questo Santo.
San Rufino, di origine siriana, presbitero in Palestina, visse nella seconda metà del IV sec. d.C., sotto il pontificato di Atanasio.
Da principio negò la trasmissione del peccato originale, ma poi convertito a Roma dai Santi Girolamo e Pammacchio, scrisse una serie di libri ortodossi sulla fede. Veniva lodato per la sua viva intelligenza e l'arguzia di mente.
Fece atto di sottomissione al Vescovo di Roma e con l'aiuto del Santo Pammacchio riuscì a liberarsi dai suoi errori.
San Rufino strinse un forte legame di amicizia con San Girolamo, questi più volte si recò con lui in diversi luoghi per compiere importanti legazioni diplomatiche.
Fu creato vescovo di Capua verso il 410 dal Santo Pontefice Innocenzo I, morì a Capua il 25 Agosto del 423.
Dopo la morte avvennero vari e interessanti prodigi e miracoli attribuiti al vescovo morto in odore di santità.
Verso la metà del IX sec d.C., il longobardo Radiperto, vescovo vulturnense, gli faceva erigere nella sua cattedrale un superbo altare marmoreo rivestito finemente con argento e metalli preziosi . Il marmo sepolcrale riportava la scritta: "Perspicuo argenti sacrum altare metallo Rufini eximii struxit in omne decus." e ciò faceva da testimone del pregio e della santità del Vescovo capuano.
Il breviario Capuano riporta su San Rufino la seguente espressione: "Rufinus Episcopus Vir Eximii Sanctitatis".
Con l’avvento dei Longobardi ebbe inizio una particolare diffusione del culto del vescovo capuano in tutto il territorio da essi dominato.
Furono fondate innumerevoli chiese e cappelle in suo onore, Capua gli dedicò due chiese, altre chiese gli furono dedicate a Sessa, a Carinola, a Piedimonte, nella Piana di Caiazzo, nel Casertano.
Furono proprio i Longobardi che ne portarono il culto anche nell’antica diocesi di Sinuessa.
Tra gli storici locali che ci hanno fornito notizie al riguardo, il notaio carinolese Luca Menna nel suo “Saggio istorico della città di Carinola” del 1848 afferma che “ alla distruzione di Sinuessa, città vescovile, nel Castello di Mondragone fu trasferita anche la Sede Episcopale con le reliquie di San Rufino, San Castrese e di altri Santissimi Martiri, come luogo più limitrofo…. Che la maggiore chiesa di Sinuessa fu dedicata a S. Rufino, la cui festa cade il 25 agosto e che vi si introdusse anche una piccola fiera , ingrandita poi a Mondragone e perché accade nel giorno di S. Bartolomeo, il 24 agosto, il volgo la chiama Fiera di S. Bartolomeo ma, in effetti, si fa per S. Rufino”.
Anche il vescovo Giovanni Maria Diamare nel testo “Memorie storico-critiche della Chiesa di Sessa Aurunca” del 1906 scriveva “ Stabilita in Mondragone la chiesa di S. Rufino, ai tempi dei Longobardi, la chiesa rimase sottoposta alla giurisdizione di Capua… Anche al presente, nella Rocca di Mondragone, che in luogo di Sinuessa è succeduta, si aduna nel giorno di S. Rufino un pubblico mercato, uno dei più famosi della provincia, benché il volgo creda che sia consacrata all’apostolo Bartolomeo per un equivoco…”
Il culto del vescovo capuano, quindi, resta il più antico che la popolazione di queste terre abbia professato verso un Santo, portato dai Longobardi, che erano a Lui molto legati e che dominarono nell’Alto Medio Evo anche la Terra di Mondragone.
A proposito del culto dei Santi nella Rocca di Mondragone è interessante sapere che grazie a uno studio archeologico effettuato sui ruderi del Castello, sono stati ritrovati i frammenti di un affresco parietale raffigurante immagini di Santi, il che attesta che proprio all’interno del Castello doveva esservi una cappella.
Comunque, alla fin fine, anche il culto di S. Rufino ci riporta alle nostre origini.