T’AGGIA AMM(E)ZZIA’ cioè ti devo ammezziàre
A Mondragone usiamo questo verbo quando vogliamo informare qualcuno di qualcosa che non sa, ma non solo, quando lo vogliamo mettere in guardia per prevenire qualcosa di brutto, quando lo vogliamo far riflettere su qualcosa e aprirgli gli occhi, come dire: - Stai attento, è bene che tu sappia che….
“Ammezziare”, secondo una mia personale interpretazione, deriva dall’aggettivo numerale “mezzo”.
Diciamo, ad esempio, mangiare mezzo panino o bere mezzo litro di acqua ecc.
L’aggettivo mezzo, trasformato nel verbo “a mmezziare” significa fare a metà, dividere un’informazione con qualcuno che ci sta a cuore, quindi condividere ma condividere per mettere in guardia, per proteggere qualcuno.
Può essere un genitore che vuole ammezziare un figlio, un nonno un nipote, una persona un amico per solidarietà , per affetto e così via…
Viene detto con furbizia ma a fin di bene. Sembra quasi di sentir parlare i nostri genitori, i nostri nonni, che ci tenevano ad ammezziarci perché ci volevano bene.
Questo termine ci fa riflettere sul nostro dialetto, così bello, espressivo ed immediato, che in una sola parola racchiude tanti significati.
C’è, secondo voi, un termine corrispondente italiano che voglia dire tutto questo con una sola parola? No, non c’ è.
Il nostro dialetto indica le nostre radici, la nostra appartenenza a questo luogo, ci identifica.
Amiamo il nostro dialetto e insegniamolo anche ai nostri figli perché anch’essi figli di questa terra.
I bambini devono imparare sia il dialetto, la cosiddetta “lingua materna”, che apprendono nell’infanzia e sia l’italiano, la nostra lingua ufficiale, insegnata a scuola per potersi, poi, esprimere correttamente in tutti i contesti.
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