E’ proprio in queste belle giornate asciutte e soleggiate di gennaio che si potano le viti.
La potatura si fa durante la luna di gennaio per avere un raccolto abbondante.
Se non si pota, la pianta cresce molto e produce molti più grappoli ma più piccoli e poco dolci.
La potatura è importante anche per garantire la sanità della pianta perché con essa si eliminano le parti secche o malate.
I rami tagliati, da noi detti le “viticaglie” venivano, una volta, legati in fascine e si usavano sia per accendere il fuoco nel camino oppure nel forno per fare il pane. I contadini ne facevano una bella scorta perché servivano sempre.
Il blog di Caterina Di Maio dedicato alle tradizioni locali, agli usi, costumi e racconti di Mondragone CE, curato e pubblicato da Esterina La Torre
martedì 31 gennaio 2023
LE VITICAGLIE
lunedì 30 gennaio 2023
AGGIA RICJE PRIMA A MUGLIEREM
( Lo devo dire prima a mia moglie)
Nell’antica società contadina tanti erano i motivi che spingevano una ragazza a volersi sposare, tra questi c’erano i genitori, che erano i primi a desiderarlo e se non accadeva naturalmente, potevano arrivare addirittura a procurare il matrimonio che ritenevano adatto a lei, ma le ragazze desideravano sposarsi anche perché temevano l’opinione pubblica, che le mortificava e discriminava.
Quando si parlava di una ragazza che non si era sposata, il primo commento era:- Uh, puvurell! Espressione, quest’ultima, che nella maggior parte dei casi, non nasceva da una vera empatia, bensì, come accade anche oggi, da certe persone, che non accettano e non vogliono vedere i propri problemi e i propri limiti e, per sentirsi superiori, cercano di sminuire l’altro.
E così poteva capitare che una ragazza sveglia e intelligente si poteva trovare davanti per tutta la vita un uomo tonto e incapace e allora toccava a lei portare avanti casa e famiglia ma poteva succedere anche il contrario.
Una volta un uomo senza lavoro, riuscì a trovarne uno.
Il datore di lavoro gli disse: - Si vien a faticà cu me, te rong 5 000 lire.
E lui: Aé, e mo che ne saccio? Aggia ì a dicje prima a muglierm!
Andò, e per quando tornò, essendo passato del tempo, l’uomo disse: - Eh, mo te pozz rà 4 000 lire.
E lui: Sì, ma nun so sicuro, aggia ì a dicje sempe prima a muglirem!
Andò e tornò e passò altro tempo.
L’uomo disse: - Mò te ne pozz rà tre.
E lui: - Sì, cert, ma io aggia ì a dicje prima a muglierem!
E se ne andò di nuovo, facendo passare altro tempo.
Quando tornò, l’uomo disse: - Mò te pozz rà duimila lire.
E lui: - E’ giust, però aggia ì a dicje prima a muglirem!
Andò un’altra volta, e più passava il tempo e più diminuiva la giornata lavorativa.
Quando tornò il padrone disse: - Mò te pozz rà 1000 lire.
Alla fine, chissà se poi è riuscito ad avere quella giornata di lavoro.
(Grazie a : Clara Ricciardone)
giovedì 19 gennaio 2023
NUN SE PIGLIAN RI CIUCCI PE NUN STRACCIA’ LE LENZOL
( Non sposano gli asini per non strappare le lenzuola)
Questo antico modo di dire mondragonese, alquanto irriverente, rivolto alle ragazze in età da marito, dice molto sulla condizione femminile di un tempo e sulla mentalità di allora.
Con esso si voleva intendere che le ragazze, pur di sposarsi, si accontentavano di sposare chiunque, pur di non rimanere sole, cioè zitelle.
La massima aspirazione di una donna era quella di sposarsi e formare una famiglia. Avere un compagno con cui condividere la vita è stato da sempre il desiderio più naturale sia per l’uomo che per la donna, nella maggior parte dei casi.
Tuttavia, se una ragazza non incontrava nessun giovane e non nasceva spontaneamente l’amore, lei sentiva ugualmente il desiderio di sposarsi perché sposarsi significava affidarsi a qualcuno che si sarebbe preso cura di lei e non solo , significava anche che qualcuno avrebbe provveduto al suo mantenimento perché un tempo era il marito che provvedeva al sostentamento della famiglia, anche se la donna lavorava ugualmente, in casa ed anche in campagna, affiancando il marito.
A conferma di ciò, c’è un altro detto, che dice: - Padre, Figlj e Spiritu Sant, aggiu truvat ru ciuccio che me camp!
Quindi il matrimonio era per lei una sicurezza affettiva ed anche economica oltre che un affrancamento dalla famiglia di origine.
Ecco perché i matrimoni non nascevano solo dall’amore ma erano combinati, suggeriti, consigliati, decisi dalle famiglie.
I genitori, se le ragazze non si sposavano, se ne rammaricavano, c’era , poi, chi le compiangeva e chi le derideva per non parlare delle limitazioni a cui andavano incontro: non si potevano vestire alla moda o truccarsi e come venivano considerate, poi: pettegole, acide, invidiose, malpensanti..
Oggigiorno, per fortuna, pare che la figura della zitella sia scomparsa , la donna che non si è sposata , è single, è libera di truccarsi, vestirsi alla moda, andare a divertirsi. E meno male, direi.
La donna, con il tempo, ha cominciato a chiedersi se vale la pena sposarsi, se l’uomo incontrato non è quello giusto, perché sacrificare una vita intera?
E poi, visto che certi matrimoni durano da Natale a S. Stefano, le donne hanno paura di legarsi e preferiscono la convivenza, così se arriva il momento di lasciarsi non si danneggia nessuno, sempre se non ci sono figli.
La donna per tanto tempo non ha avuto una vera identità né potere decisionale, non solo a Mondragone ma dappertutto, certe volte dal padre padrone si passava direttamente al marito padrone, che poteva dettare il bello e il cattivo tempo nella sua vita, sicuro della sua supremazia, solo perché portava i pantaloni.
Non dimentichiamo che noi donne, in Italia, il diritto al voto lo abbiamo avuto solo nel 1946.
La donna di oggi, raggiunta l’indipendenza economica, vuole essere se stessa, cerca di capire cosa vuole realmente e agisce per ottenerlo, non accetta più il ruolo che le impone la famiglia e la società.
La donna di oggi vuole essere protagonista della sua vita, assaporare pienamente la libertà.
Anche se non si realizza come moglie e come madre , può attingere alla tante capacità che ha ed ottenere risultati ugualmente straordinari.
Oggigiorno, qualunque sia il lavoro che vorrà fare, chi glielo potrà impedire? Si deve solo impegnare e dimostrare le sue capacità per realizzare il suo progetto di vita…
Comunque, a parte queste considerazioni, questo modo di dire conferma anche un’altra cosa: che i Mondragonesi hanno avuto sempre una lingua tagliente come una spada.
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