Prendere il caffè è sempre un piacere con cui iniziare la giornata oppure per prendere una pausa quando si ha bisogno di staccarsi un po’ dalla routine quotidiana.
Un buon caffè, preso senza fretta, ci ricarica di energie, ci permette di riordinare le idee e di ricominciare, ci ricentra, ci riequilibra, insomma, a volte, ci svolta la giornata.
Prendere il caffè a Napoli, però, è ancora di più, è un rito, un’esperienza sensoriale inebriante.
Solo al sentire quell’aroma forte e penetrante che ti arriva al naso prima che alle papille gustative, ti predispone all’allegria e alla comprensione, al voler essere propositivi e più accondiscendenti con tutti.
Può essere anche un’occasione per vedersi con gli amici e rendere speciale quell’incontro.
Il mito del caffè a Napoli ha sempre affascinato i Mondragonesi, anche quelli di una volta, quasi come un sogno, non troppo difficile da realizzare.
Non di rado gruppi di amici mondragonesi, si ritrovavano con la voglia di far qualcosa di speciale e bastava che qualcuno dicesse: - Ci andiamo a prendere il caffè a Napoli? E per tutta risposta salivano in macchina e via, diretti verso la città partenopea, quasi una meta turistica.
Una volta là, poi, magari, accompagnavano il caffè con una sfogliatella o con un baba e poi un bel giretto per Napoli, prima del ritorno.
Tempo fa, una volta, si stava discutendo proprio della superiorità del caffè napoletano e tutti erano concordi nel dire che il caffè a Napoli era un’altra cosa, era più buono che da qualunque altra parte.
Eh- disse uno dei presenti - se sap, chell lu fann cu l’acqua de Serin!
Un contadino, presente alla discussione, sentendo decantare il caffè napoletano in quel modo, incominciò a desiderare tanto fare quell’esperienza, almeno una volta nella vita.
Chissà quanto costerà! - pensava e da allora incominciò a mettere da parte i soldi per realizzare quel desiderio.
Finalmente arrivò il giorno in cui si poté recare a Napoli a prendere il caffè. Dapprima bevve il bicchiere d’acqua per preparare il palato, poi sorseggiò il caffè piano piano in maniera quasi mistica e contemplativa.
Poi chiese: - Quant’è? E il barista: - Vint lir! – Ah- fece lui, tutto meravigliato- Vint lir?!! E allor, me ne facite pur nu cat pa ciuccia ?!
Chissà quanto credeva che costasse quel caffè.
Questi racconti, dalla comicità, a volte, un po’ grossolana, derivanti dalla nostra tradizione contadina, rivelano sempre qualche verità.
Difatti veramente Napoli è rifornita dall’acquedotto del Serino.
Le sorgenti di Serino, da sempre rinomate per la qualità e la gradevolezza dell’acqua fornita, sono situate nel cuore dell’ Appennino Campano, nel territorio della provincia di Avellino.
Il primo acquedotto del Serino fu costruito dai Romani in età augustea fra il 33 e il 12 a C. per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico di diverse città, quali Pozzuoli, Napoli , Cuma e Miseno. L’ultimo degli acquedotti di Serino è stato inaugurato nel 1885.
Attualmente Napoli è rifornita da quattro acquedotti, costruiti in tempi diversi: quello del Serino è il più antico, altri si sono aggiunti nel dopoguerra, quando la popolazione ha cominciato a espandersi da Posillipo a Fuorigrotta, ai quartieri oltre la Ferrovia e le nuove zone industriali.
E’ risaputo che l’acqua del rubinetto di Napoli è perfettamente potabile e salutare, una delle più buone in Italia, soggetta a periodici controlli.
La qualità dell’acqua, come si sa, è importante per la nostra salute e per una vita migliore.
Ci siamo sempre chiesti perché a Napoli il caffè e la pizza sono più buoni che dalle altre parti sebbene fatti con gli stessi ingredienti.
Sarà per la maestria dei Napoletani o per l’acqua del Serino, come dice il racconto?
Clara Ricciardone
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