martedì 6 giugno 2023

MASTU PEPP

Per chi non è venuto alla presentazione del libro, riporto un aneddoto, raccontato dal prof. Cosimo Antitomaso, riguardante il Palazzo Ducale, ricchissimo di storie e leggende.
Tra le famiglie che abitavano nel Palazzo Ducale ce n’era una, detta “Ri sgubbitt” perché tutti i componenti avevano la gobba.
“Ri sgubbitt” facevano i “mannesi” nello spazio antistante il Palazzo Ducale, cioè aggiustavano i carretti, un po’ come il lavoro dei meccanici di oggi, che aggiustano le macchine. Quando si passava di là, li si vedeva tutti affaccendati nel loro lavoro.
La loro deformità li faceva sembrare strani esseri eppure figure familiari , appartenenti a quel variopinto mosaico di volti, di persone, di anime, che a quel tempo popolavano Mondragone, ognuno con il suo ruolo: l’arrotino, il maniscalco, il sarto, il ciabattino ecc.
Personalmente ricordo che , da bambina, quando passavo di là e li vedevo, mi sembrava davvero di vivere nel paese delle fiabe perché li associavo ad altre figure fiabesche che avevo in mente: il drago, la principessa, le fate, le streghe , gli gnomi, i nani, ecc.
In mezzo ad essi mettevo anche i gobbetti del Palazzo Ducale perché si sa che i bambini son portati a trasformare facilmente la realtà in fantasia e viceversa.
Altro che fantasia, direi, oggi. La loro deformità era dovuta ad un’anomalia della colonna vertebrale, che al giorno d’oggi, con tutti i progressi della medicina, sarebbe stata curabilissima ed anche loro, con le dovute cure, avrebbero potuto avere la schiena diritta come gli altri ma a quei tempi, purtroppo, non era ancora possibile e gli è toccato rimanere così, a vita.
Mastu Pepp era uno dei componenti della loro famiglia. Il poverino non aveva né il bagno né il pitale (vaso da notte) per espletare i bisogni corporali e quando aveva bisogno, si recava “Abbascj a le Pannine”, cioè nello spazio retrostante il Palazzo Ducale, in aperta campagna.
Una notte, spinto da un impellente bisogno, vi si recò, come di solito, ma nel momento cruciale, si vide attorniato da tre janare malintenzionate.
Mastu Pepp per sfuggire alle loro grinfie, fece appello a tutta l’energia che aveva in corpo e con la forza della disperazione incominciò a correre, a correre e mentre correva, esclamò: - Si me ne jesc da sta bott , nu iesc(o) cchiù a cacà la notte! Cioè si ripromise che se fosse sopravvissuto a quella disavventura non sarebbe più andato in campagna, di notte, per i suoi bisogni.



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