lunedì 24 luglio 2023

ANGIULU MIJ, CU ST’UOCCHI LUCENT…




Un uomo possedeva un pezzo di terra in montagna e tutti i giorni, insieme alla sua famiglia, vi si recava a lavorare.

La moglie portava la verta come si usava un tempo, cioè la merenda, che si consumava durante la pausa perché si tornava a casa solo nel tardo pomeriggio.
Un giorno l’uomo morì e i parenti per qualche giorno portarono da mangiare alla famiglia, come si usava a Mondragone. Passati quei giorni, però, lei continuava a non cucinare.
I figli, che erano giovani, avevano fame e dopo una quindicina di giorni, uno di loro disse alla madre: - Oi ma, vulite cucinà duie maccarune, ce sentimm fam!
E lei, indispettita, rispose: - Eeeeeeh! Patet sta sott a nu metr de terr e tu piens a mangià! Pigliet scuorn! E così andava avanti la situazione.
Dopo aver osservato il periodo del lutto, secondo la tradizione, la famiglia tornò a lavorare in montagna ma la madre metteva nella verta solo pane e acqua e niente altro.
I figli che stavano lì a zappare tutto il giorno, incominciarono a stancarsi di mangiare solo pane e chiedevano alla madre di aggiungere qualcosa ma lei, sempre evasiva e pensierosa, non lo faceva.
Passò del tempo e la situazione non cambiava. Allora i figli incominciarono a dire: - Ma tu vuò veré che chest se vuless ammarità?!
E incominciarono a dirle che era venuto un tale, quando lei non c’era, che la voleva conoscere per sposarla.
Lei, incuriosita, voleva saperne di più. I figli tergiversavano perché non era vero e non sapevano cosa dirle. Ma lei insisteva: - E comme se chiama? E comme iè? – Se chiam Angelo , è iaut e forte! -rispose uno di loro.
Ogni giorno lei chiedeva notizie e insisteva perché lo voleva conoscere. I figli non sapevano più come fare per portare avanti l’inganno e alla fine per togliersela di torno, le dissero:- A ritt che ven riman, quann sta pe mbruculì, accussì ve cunuscite! Pensavano che la madre, non vedendo presentare nessuno all’ appuntamento, sarebbe tornata a casa delusa.
La donna preparò tante cose buone da mangiare e andò all’appuntamento sulla montagna. Aspettava, guardava e guardava ma non vedeva venire nessuno, alla fine si fece proprio buio ma lei non si decideva ad andarsene.
Ad un certo punto, le sembrò di vedere due occhi fosforescenti, che si avvicinavano.

Poi si sentì afferrare con forza e si sentiva mordere e, pensando che il suo pretendente fosse troppo focoso e frettoloso nell’approccio amoroso, disse: - Angiulu mij cu st’uocchi lucent, nun me tirà sti vas accussì ardent, vien riman che ce tien ru tiemp!
Ma non erano baci, erano proprio morsi, di un lupo forse o di qualche altro animale selvatico, che attratto dall’odore del cibo, era corso verso di lei.
Il giorno dopo i figli, addolorati ne trovarono i resti e commentarono, dispiaciuti: - A vulut ess!

Grazie a Clara Ricciardone e alla sua mamma, Enzina Papa 

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