La gatta, che ha dato origine a questo detto, apparteneva alla signora Concettina D’ Ambrosio, soprannominata P(e)tt(e)nincell, titolare di una merceria, che si trovava quasi di fronte alla chiesa del Vescovado.
Si trattava di una merceria storica, quasi sicuramente la prima ad essere aperta nel paese, attiva fino a non molti anni fa.
La gatta si metteva spesso sul bancone del negozio e la padrona se l’accarezzava di tanto in tanto.
La sua presenza era familiare per le persone, che entravano a far compere, chiedevano di lei, le facevano i complimenti e la padrona: - Chesta ccà? Ciert vot me vuard cu ciert uocchie! Ri manc sul a parol!
Una volta la gatta ebbe problemi di salute e non riusciva ad aumentare di peso, da qui nacque scherzosamente il detto secondo cui pesava di meno di quello che mangiava.
Senza saperlo, attraverso il detto, era diventata popolare, tanto che una volta fu citata durante una compravendita di fagiolini.
Negli anni ’60, nei mesi di maggio/giugno avveniva la lavorazione dei fagiolini da mandare nel Nord Italia, che avveniva nei magazzini ma anche sotto ai portoni di case private.
Un giorno, sotto ad un portone di Via Venezia, mentre le donne incestravano, cioè sistemavano i fagiolini nei cassettini , i compratori pesavano i sacchi di fagiolini con la stadera o con la bascuglia e siccome un compratore disonesto, con astuzia, aveva messo “a Marunnell” sotto la stadera, cioè una calamita raffigurante la Madonna per diminuire il peso, avvenne che il contadino venditore si accorse che i suoi fagiolini pesavano troppo poco rispetto alla quantità ed esclamò: - E c(he)’ ammu fatt ccà? A iatt de P(e)tt(e)nincell, che se mangiav tre quart d’alici e pesav miezu chil?
Non ci si meravigli che una gatta con la sua simpatia sia entrata a far parte della tradizione popolare mondragonese perché gli animali domestici, con cui condividiamo la vita, non solo ci offrono compagnia ma ci danno tanto affetto e amore sincero e incondizionato da essere considerati come persone di famiglia e si soffre per la loro dipartita come per le persone care.
Grazie sempre a Clara Ricciardone
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