(RE)FRISCH A L’ ANEM DE RU PRIATORI(O)
Quest’espressione, usata dalla mamma di S. Pietro nel racconto “Io so mamma a Petr” viene considerata una buona azione.
Si tratta di un modo di dire, che si sente spesso dalle nostre parti ma anche in tutto il Sud Italia, usato soprattutto dalle persone anziane.
E’ un’espressione che si usa per esprimere soddisfazione quando si avvera un desiderio oppure quando si sblocca una situazione che sembrava avere poche possibilità di realizzazione come per dire: - Finalmente, è successo! E anziché ringraziare semplicemente, per l’incredibile contentezza si augura il Rinfresco alle Anime del Purgatorio, come se loro avessero contribuito al miracolo.
Talvolta succede anche quando si cerca di fare o dire qualcosa, che non trova riscontro negli altri e qualcuno, inaspettatamente capisce il messaggio, venendoci incontro, e allora per ringraziarlo, gli si dice: – Ah, frisch a l’aneme de tutti ri muorti tuoje!
Il “Rinfresco” delle anime del Purgatorio è una sorta di preghiera, un augurio che la persona vivente offre alle anime dei Defunti, che può essere associata ad un ‘ azione verso di essa, che può consistere in una preghiera o un atto concreto di carità o di umiltà o di mortificazione dell’orgoglio e così via. Significa che quell’azione compiuta a suffragio serve per il rinfresco ossia il refrigerio delle anime, che sono nel fuoco della purificazione.
Secondo la tradizione popolare le anime bruciano perché il Purgatorio viene visto come un piccolo Inferno, già il fatto di stare lontano da Dio è Purgatorio.
I Defunti non possono fare niente per ottenere la loro liberazione perché con la morte si rimane come si era in vita senza più la possibilità di ottenere meriti, quindi spetta a noi vivi di aiutare i Defunti con i Rinfreschi cioè con i suffragi offerti per la loro liberazione.
Spesso le anime del Purgatorio si sono fatte vedere in sogno o in visione a santi o mistici, chiedendo preghiere.
I Defunti, però, pur non potendo pregare per se stessi, possono pregare e intercedere per noi, in virtù della Comunione dei Santi, per quella solidarietà, che lega tutti i membri della Chiesa, Vivi e Defunti.
S. Teresa d’Avila diceva: - Non ho mai chiesto grazie alle anime del Purgatorio senza essere esaudita.
Talvolta si sente anche dire anche :- Uh, anem de ru Priatorio! Come espressione di grande meraviglia.
Il fatto che il Purgatorio sia spesso presente nel nostro parlare quotidiano, anche solo con detti e modi di dire, riflette un profondo sentimento di vicinanza, compassione e rispetto della pietà popolare per tutte le Anime purganti.
E’ così avvertita la compassione e la solidarietà per queste Anime che talvolta si traduce in gesti concreti.
Ad Augusta, in Sicilia, ad esempio, c’è la consuetudine di buttare acqua per le vie e davanti alle case in suffragio delle Anime del Purgatorio con lo scopo di dare loro un po’ di rinfresco nel bel mezzo del caldo estivo.
A Napoli da tempo è diffuso l’antico culto delle Anime Pezzentelle, che si svolge nel Cimitero delle Fontanelle, un ossario sorto nel XVI sec. quando la città fu flagellata da rivolte popolari, carestie, terremoti, eruzioni del Vesuvio, epidemie. Qui furono raccolti i cadaveri delle vittime.
Per la pietà popolare diventano oggetto di culto le Anime anonime, quelle abbandonate e senza nome, quelle i cui corpi furono sepolti nelle fosse comuni.
Il rapporto si stabilisce attraverso l’adozione di un teschio, che secondo la tradizione, è la sede dell’anima, che viene scelto, curato e accudito in apposite nicchie con fiori, ceri, preghiere.
L’Anima Pezzentella (dal latino petere, che significa chiedere per ottenere), invoca il Refrisco cioè il suffragio e colui che l’ha adottata, chiede grazie e favori.
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