TRADIZIONI DEL PASSATO: IL FIDANZAMENTO Una volta il fidanzamento era un evento speciale, un momento magico nella vita degli sposi, che veniva vissuto con grande passione. Bisogna ricordare che prima le ragazze non uscivano liberamente come oggi, i ragazzi le potevano vedere solo la mattina sui carretti, quando andavano a lavorare nei campi oppure durante le feste comandate come ad esempio, il Giovedì Santo, quando andavano a visitare i Sepolcri ma anche la domenica quando uscivano dalla chiesa; era allora, infatti, che i giovanotti in cerca di moglie aspettavano le ragazze, formando due file ai lati della strada. Se poi c’era una ragazza che colpiva un giovanotto, questi non si dichiarava direttamente a lei ma si rivolgeva ad una persona che aveva esperienza e sapesse fare da ambasciatrice e intermediaria, qui da noi detta “la ruffiana”, che con intrighi e sotterfugi cercava notizie sulla ragazza e sulla famiglia , cercando di sapere se era già impegnata con qualcuno, com’era caratterialmente ecc. La ruffiana doveva essere, inoltre, una persona convincente e accattivante per portare a buon fine il fidanzamento. La ragazza in questione, una volta ricevuto il messaggio, si poteva prendere un po’ di tempo per decidere e, se era interessata, poteva accettare, sempre con il consenso dei genitori. Il padre della giovane stabiliva, poi, il giorno in cui il giovane avrebbe potuto presentarsi a casa per un primo colloquio; era questo un momento particolarmente imbarazzante ed emozionante per il giovane, che doveva trovare il coraggio di chiedere la mano della giovane . In quell’ occasione si stabilivano i patti: se le visite potevano avvenire tutte le sere o solo il giovedì e la domenica o in altri giorni. La famiglia dello sposo, poi, si recava a casa della ragazza per fare la cosiddetta”conoscenza”. In quell’ occasione si decideva anche che cosa avrebbero portato in dote gli sposi. Il fidanzamento poteva durare anche diversi anni, a seconda delle possibilità economiche e dell’età dei ragazzi; se erano molto giovani durava diversi anni, se avevano più di 20 anni durava due o tre anni. Una volta impegnati, i fidanzati si potevano vedere solo la sera durante le visite a casa della ragazza, facendo lunghe chiacchierate a distanza, con controlli a volte esagerati, in presenza della famiglia riunita e mentre si parlava le ragazze svolgevano dei lavori di ricamo o cucito. Le ragazze, all’epoca, passavano la loro giovinezza a ricamare, in attesa del loro matrimonio e di quello delle sorelle. I fidanzati potevano uscire solo in rare occasioni accompagnati da qualcuno come il Giovedì Santo. La fidanzata non poteva mettere piede a casa del futuro marito, lo potevano fare solo i suoi familiari. Se il fidanzamento fosse andato male per la ragazza sarebbe stata una vergogna e non si sarebbe più sposata. Non sempre però i ragazzi che si sposavano si erano conosciuti e scelti da soli perché c’era anche l’usanza di fare i “matrimoni combinati”. Generalmente il fidanzamento e di conseguenza il matrimonio era qualcosa che veniva deciso dalla famiglia, specialmente se il giovane era ricco e benestante. Era la famiglia del ragazzo che individuava la ragazza che poteva andar bene per il proprio figlio perché a sua volta doveva avere ricchezze e proprietà. A volte quando le ragazze non avevano corteggiatori, erano le mamme stesse che si rivolgevano alle ruffiane con frasi del tipo: Mitt a figl(ie)m annanz a cacchrun cioè: - Metti mia figlia davanti a qualcuno. E significava: - Fa’ in modo che mia figlia venga vista da qualche giovane che possa andar bene per lei. Il corredo che la donna doveva portare in dote, “ a rot” era di panni venti o trenta e cioè venti o trenta lenzuola, asciugamani, tovaglie ecc. Un mese prima si facevano le beneauguranti scrippelle che si fanno ancora oggi , portate in dono ad amici e parenti. Il giovedì prima del matrimonio si mettevano i “panni esposti” e cioè tutto il corredo veniva esposto in bell’ordine a casa della sposa affinché amici e parenti, soprattutto quelli dello sposo lo ammirassero e verificassero se mancava qualcosa; se ciò avveniva, i suoceri potevano mandare a monte il matrimonio mentre i fidanzati non potevano profferire parola. Il momento più bello del fidanzamento era senza dubbio quello della serenata. La sera prima del matrimonio il giovane innamorato in compagnia di amici, aiutato da qualche amico che sapesse cantare e suonare, si recava sotto il balcone o la finestra della giovane per portarle la serenata e cantarle tutto il suo amore. Il giovane aspettava ansioso che la sua bella si affacciasse per quel gesto d’amore. Il giorno dopo , in seguito alla celebrazione del matrimonio, si faceva un rinfresco a casa dello sposo con confetti, e dolci fatti in casa, chi era più agiato offriva un pranzo preparato dalle donne di famiglia. Per tutta la settimana dopo le nozze la sposa non poteva uscire di casa perché era ritenuto sconveniente. La prima uscita era l’uscita “a Messa” dopo otto giorni , quando cioè gli sposi si recavano in chiesa e per l’occasione la sposa indossava un abito nuovo, confezionato apposta per l’occasione. Poi andavano a casa della sposa , che in questo modo poteva salutare la madre che non vedeva dal giorno del matrimonio.
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