"Marzu marzott tu si passat
E la pecur meje nun so mort
Aprile, mio fratello ramm quatt jurnatell
C’aggia fa murì a tutte l pucurell!"
Questo detto mondragonese si riferisce ad un’antica leggenda del centro Italia. La leggenda racconta che Marzo, tanti anni fa, aveva solo 28 giorni ma, visto che gli uomini non lo temevano come i suoi rigidi fratelli Dicembre, Gennaio e Febbraio, decise di vendicarsi e lo fa tuttora. Riporto, qui di seguito, la leggenda:
Una mattina, sul cominciare della primavera, un pastore uscì con le pecore e incontrò Marzo per la via. Disse Marzo: “Buongiorno, pastore, dove le porti oggi le pecore?”
“Eh, Marzo, oggi vado al monte!”
“Bravo pastore, fai bene, buon viaggio!” E fra sé disse “Lascia fare a me; oggi li innaffio io per bene!”
Il pastore, però, che l’aveva squadrato ben bene in viso, aveva fatto tutto il contrario. La sera, nel tornare a casa, incontrò di nuovo Marzo.
“Ehi, pastore, com’è andata oggi?”
“È andata benone. Sono stato al piano: una bellissima giornata, un sole che scottava.”
“Ah, sì? Ci ho gusto!” (e intanto si morse un labbro) “E domani dove andrai?”
“Domani tornerò al piano. Con questo bel tempo…”
“Bravo, addio!”
E partirono. Ma il pastore, il giorno dopo, invece di andare al piano, andò al monte; e Marzo giù acqua e vento e grandine al piano. La sera trovò il pastore.
“Oh pastore, buonasera! E oggi com’è andata?”
“Benone! Sai, sono andato al monte. È stata una giornata d’incanto. Che cielo!
Che sole!”
“Bravo pastore… e domani dove andrai?”
“Eh, domani andrò al piano!”
Insomma, per farla corta, il pastore gli disse sempre il contrario, e Marzo non ce lo poté mai beccare. Si arrivò così alla fine del mese.
L’ultimo giorno Marzo disse al pastore: “Eh beh pastore, come va?”
“Va bene, ormai è finito Marzo e sono a cavallo. Non c’è più paura e posso star tranquillo…”
“Dici bene, e domani dove andrai?”
“Domani vado al piano, faccio più presto”
“Bravo, addio!”
Allora Marzo in fretta e furia andò da Aprile, gli raccontò la cosa e, infine, gli disse: “Ora avrei bisogno che tu mi prestassi un giorno”.
Aprile, senza farsi pregare, gli prestò un giorno.
La mattina dopo, il pastore fece uscire le pecore e andò al piano come aveva detto.
Ma, quando fu una certa ora e il gregge era sparso per i prati, cominciò una ventipiova da fare spavento; acqua a ciel rotto, vento e neve e grandine. Il pastore ebbe da fare e da dire a riportare le pecore all’ovile.
La sera Marzo andò a trovare il pastore, che era là nel canto del fuoco, senza parole, tutto malconcio, e gli chiese ironico: “Oh pastore, buona serata! Oggi com’è andata?”.
“Ah, Marzo mio, sta’ zitto, sta’ zitto, per carità! Oggi è stata proprio nera. Peggio di così neanche a mezzo gennaio; si sono scatenati per aria tutti i diavoli dell’inferno”.
E' per questo che marzo ha trentun giorni; perché ne ha preso in prestito uno da aprile.
Nella rielaborazione mondragonese della leggenda marzo non chiese solo un giorno ad Aprile ma quattro, “l quatt jurnatell” si riferiscono ai primi quattro giorni di aprile, detti “ quattro brillanti” o aprilanti.
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