LA DOMENICA DELLE PALME a Mondragone, era una delle festività più attese di tutto l’anno soprattutto dai bambini, che portavano la “palma” a padrini e madrine, un gesto simbolico e rituale, che serviva a ribadire e rafforzare la stima e il rispetto tra le famiglie. E’ rimasta nella memoria popolare l’immagine di quei bambini con il vestito della festa, che insieme alla palma portavano in regalo la mozzarella fatta confezionare per l’occasione in una specie di contenitore fatto di foglie palustri intrecciate, larghe e piatte in cui si manteneva fresca per diversi giorni. Ad ogni modo anche i padrini e le madrine non erano da meno, si impegnavano con cura e meticolosità nel preparare il dono per i figliocci, che di solito poteva consistere in qualche capo di abbigliamento ma non solo; anche nelle ristrettezze, non si badava a spese, pur di fare bella figura.
Aspettavano le Palme soprattutto i ragazzini, i maschietti , che nel portare la “palma” facevano il giro di tutti i parenti perché sapevano di ricevere in cambio la “mazzetta” o mancia, poche lire ma che messe insieme servivano a comprare qualche dolciume o qualche giocattolino: erano tempi in cui i bambini non disponevano di soldi e le Palme erano un’ occasione sicura di un simpatico anche se piccolo guadagno.
In effetti il gesto del “dare la palma” aveva in sé ed ha ancora oggi un simbolismo molto più profondo, che tutti avvertivano, quello della pace e, a volte, si aspettava proprio questo giorno per sanare liti e discordie, compiendo quel gesto simbolico che aveva la forza di vincere l’orgoglio e sotterrare inutili rancori nelle famiglie e tra gli amici.
Il sabato pomeriggio, giorno antecedente alla Domenica delle Palme, il padre o qualche altro membro della famiglia tornava dalla campagna con fasci di rami d’ulivo da portare in chiesa a benedire.
I rami benedetti si portavano poi a casa per donarli a parenti e amici con lo scambio degli auguri di pace, quelli che avanzavano si conservavano fino all’anno successivo, spesso si mettevano vicino al Crocifisso, a capo al letto.
Era tradizione che il fidanzato portasse la “palma” alla fidanzata, la quale , a sua volta, la mandava ai futuri suoceri, ricevendo in cambio un regalo che poteva anche essere in oro.
La “palma” veniva portata e viene ancora portata al cimitero, segno di quella pace che si vuole continuare a scambiare con i propri cari anche oltre la morte.
Era intingendo un rametto di ulivo nell’acqua santa che il capofamiglia benediceva la famiglia nel giorno di Pasqua e una fogliolina di ulivo veniva messa anche al centro della pastiera di tagliolini, prima di entrare in forno, in segno augurale.
Si usava, inoltre, mangiare, in questo giorno, ceci e tagliatelle fatte in casa e la seppia fritta come secondo piatto.
Anche in occasione delle Palme, nascevano canti d’amore cosiddetti “a dispietto”( ne viene qui riportato uno, pervenuto fino a noi):
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