Chi d’aust nun s’è vestuto
Ru malanno r’è venuto
E cioè “Si è ammalato di sicuro chi non ha provveduto ad approvvigionarsi dei tessuti per il confezionamento degli indumenti necessari per affrontare il rigore invernale”.
Con questo detto si fa chiaro riferimento alla Fiera di san Bartolomeo, che si svolge a Mondragone il 23, 24 e il 25 agosto. Per la comunità si tratta di un allettante richiamo, quasi un rituale, che si ripete ogni anno; non c’è Mondragonese che rinunci, in quei giorni, a farvi una capatina , tra il frastuono, le luci, la folla e le mille offerte commerciali che abbondano sulle bancarelle con gli oggetti più disparati, dall’abbigliamento ai giocattoli, ai capi di corredo, alle pentole ecc.
La Fiera sta ad indicare, anche, dal punto di vista meteorologico, la fine dell’estate e l’arrivo dei primi acquazzoni.
Le fiere, nel passato, costituivano un importante mezzo di scambio tra i popoli; esse ebbero un grande sviluppo nel Medio Evo; re e principi concedevano l’esenzione da dazi e gabelle, rendendo così convenienti i prezzi delle merci. Questo privilegio creava l’afflusso dei compratori anche dai paesi vicini, attratti dalla possibilità di risparmiare.
La nostra Fiera ha origini molto antiche , non si sa con precisione in quale epoca fu istituita , ma sicuramente nacque quando il paese cominciò a diventare un importante centro di Terra di Lavoro, situato in una favorevole posizione geografica tra l’Appia e la Domitiana e costituiva un’ importante occasione di approvvigionamento di prodotti spesso rari.
Della Fiera si hanno notizie già nell’ “Apprezzo dei beni” del 1691, come si legge in “Dettagli di storia mondragonese” di P. Sorrentino.
( “L’Apprezzo” fu stilato a seguito della morte, avvenuta nel 1689, di Nicola Carafa, ultimo dei duchi Carafa, che governavano Mondragone dal 1461; non avendo questi lasciato eredi, il feudo tornò ad essere regolare proprietà del re di Napoli e quindi della regia corte di Madrid e da questa fu messa all’asta per sovvenzionare le spese di guerra. Per procedere alla regolare vendita di tutto il feudo fu stilato un apprezzo dei beni in esso presenti. Qualche anno dopo le terre di Mondragone e di Carinola furono acquistate dalla famiglia genovese dei Grillo, marchesi di Clarafuente. I Grillo furono duchi di Mondragone fino agli inizi dell’800, quando furono spodestati con la legge napoleonica sull’eversione della feudalità e i loro beni venduti al Comune di Mondragone).
Dall’ “Apprezzo” si evince che sulla marina di Mondragone si svolgeva un importante evento socio-economico , ossia la Fiera di san Bartolomeo. Questa vivace manifestazione si teneva nel mese di agosto e durava tre giorni , si svolgeva oltre che sulla marina , dove giungevano barche persino dalla Sicilia, anche nella piazza della cittadella, dove si vendevano principalmente prodotti di merceria. La Fiera rappresentava un evento commerciale , sociale e politico di primaria importanza . La sua rilevanza è attestata dal fatto che per tutta la sua intera durata si eleggeva il “mastro di fiera”, che in quel frangente sostituiva il Duca nell’amministrazione della giustizia.
Della Fiera ci riferiscono anche Luca Menna, notaio carinolese nel suo “Saggio istorico della città di Carinola”, del 1848, e monsignor Giovanni Diamare, vescovo di Sessa Aurunca, in “Memorie storico-critiche della Chiesa di Sessa Aurunca” del 1906.
Ambedue affermano che la Fiera fu dedicata inizialmente a S. Rufino, il vescovo capuano, la cui festività ricorre il 25 agosto. Pare che il culto di S. Rufino risulti essere il più antico che la popolazione di queste terre abbia professato verso un Santo. A lui fu dedicata una chiesa e nel giorno della sua festa si introdusse una piccola fiera (era usuale, all’epoca, che le fiere si svolgessero in occasione di feste religiose). La Fiera, ingranditosi con il tempo, fu detta poi di S. Bartolomeo, la cui festività ricorre il 24 agosto.
La Fiera di S. Bartolomeo, in passato, è stata una Fiera importante della Campania, difatti vi partecipavano commercianti provenienti da vari paesi, richiamava una grande moltitudine di gente che veniva da lontano per cui si improvvisavano perfino cucine all’aperto; il corretto svolgimento delle operazioni commerciali era tutelato da apposite norme e l’intera organizzazione era sottoposta alla vigilanza del rappresentante del duca.
In tempi più recenti, come molti ricordano, il 23 e il 24 agosto, a Croce di Monte, lungo la via Appia antica, nei pressi della chiesetta di san Rocco, si svolgeva una Fiera degli animali, perlopiù cavalli, asini, mucche e maiali, visto che allora era importante allevare animali sia per la macellazione che per l’aiuto nella coltivazione dei campi e per il trasporto.
Con l’avvento della motorizzazione essa venne a perdere l’importanza di una volta poiché gli animali erano ormai sostituiti dall’uso di macchine agricole e si trasformò in una Fiera esclusivamente di maiali.
Quasi tutti i Mondragonesi andavano a comprare il maialino alla Fiera da allevare per macellarlo poi nel mese di gennaio. Da quando poi si è persa l’usanza di allevare il maiale in paese perché non consentito dalle norme igienico sanitarie, la Fiera degli animali è scomparsa definitivamente.
Alla Fiera, che si svolgeva, invece, in paese, nella zona del mercato, si usava comprare il corredo per la sposa: lenzuola , lana per i materassi, pentole e recipienti vari in rame.
Con il passare del tempo si sa che i prodotti le tendenze cambiano: è scomparsa la lana per i materassi, le pentole in rame sono state sostituite da altre in metalli più moderni. Negli anni’60, ad esempio, era predominante la vendita dei giocattoli: le bambole per le bambine e le pistole per maschietti per cui nel periodo della Fiera nei vicoli e nei cortili stuoli di ragazzini si divertivano a rincorrersi , sparando e infastidendo non poco il vicinato. Oggigiorno vanno per la maggiore i grembiuli per la scuola, gli zaini, borselli ecc.
Occorre ricordare, infine, che la Fiera, un tempo, era considerata una scadenza importante nel corso dell’anno perché coincideva con la fine del raccolto. Infatti c’era l’usanza , in quella occasione, di pagare l’affitto delle terre e di saldare i debiti contratti per cui ancora oggi, quando una persona ritarda nel pagamento, qualcuno usa dire ancora scherzosamente: - Ma quann me paghi? A fierjia?
Negli ultimi anni si è cercato di ripristinare la Fiera che ormai non ha più l’importanza economica di una volta ma costituisce soprattutto un’attrattiva folcloristica, un mercato più ampio di quello domenicale.
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