Il blog di Caterina Di Maio dedicato alle tradizioni locali, agli usi, costumi e racconti di Mondragone CE, curato e pubblicato da Esterina La Torre
domenica 31 ottobre 2021
ANEME SANTE MIE BEATE
ANEME SANTE MIE BEATE
a chistu munn site state ,
‘mpurgatorio ve truvate,
‘mparavise m’aspettate,
pregate la SS Trinità
pe le mie necessità
quanne jate ‘ncielo a gudè
e priate Dio pe me,
chelle figlie e chelle spose
comme stanno addulurate
O Gesù vuje che l'amate
Succurretel pe pietà .
Queste erano le parole di un’antica orazione della devozione popolare mondragonese per i Defunti,tramandatoci oralmente dagli anziani, ultimi custodi delle antiche tradizioni.
In essa le persone che la recitavano, chiedevano alle anime del Purgatorio, quando sarebbero andate in Paradiso, di pregare per le proprie necessità. Non sono solo i vivi a pregare per i Defunti ma, viceversa, anche i Defunti a pregare per i vivi. E’ sempre esistito, dunque, questo aiuto reciproco, che nasce dalla “Comunione dei Santi”. Nel Credo recitiamo: -Credo nella Santa Chiesa cattolica e nella Comunione dei Santi. Per essa si intende l’insieme di tutti i credenti in Cristo, sia quelli in vita che quelli viventi nell’aldilà, sia in Purgatorio che in Paradiso. In questo insieme o Comunione avviene, quindi, l’unità della fede, il fluire della Grazia e l’interscambio dell’aiuto reciproco tra i credenti, quelli in cammino sulla terra e quelli vivi nell’aldilà.
Qui a Mondragone, poi, come anche in altre località italiane, era diffusa la convinzione che i Morti, in occasione della loro commemorazione, tornassero a casa propria, tra i propri familiari. Per questo motivo, la sera di Ognissanti, si usava lasciare la tavola apparecchiata con il pane e l’acqua per permettere ai propri cari di rifocillarsi dopo il lungo viaggio per tornare dall’aldilà e una candela accesa alla finestra. Non c’era nessuna paura della morte in quel rito se non forse un desiderio, una speranza recondita che alle anime dei propri cari fosse consentito di poter tornare per un po’ nella propria casa , tra i propri familiari, che loro malgrado avevano dovuto lasciare. Si credeva, inoltre, che rimanessero nelle proprie case fino all’Epifania. Difatti un nostro detto popolare recita: “Le fest jessen e venessen ma Pasca Epifania nun mai veness” proprio perché in quella data si credeva che dovessero andar via.
In realtà si tratta di credenze legate agli antichi culti pagani. Già nell’antica Grecia durante le Antesterie, feste che duravano tre giorni, a fine inverno, si cuocevano grandi pentole di ceci, fave, fagioli,che venivano esposte sugli altari e offerte alle anime dei Morti, tornate sulla terra, affinché si rifocillassero prima di intraprendere il lungo viaggio di ritorno nell’aldilà.
All’epoca dei primi Cristiani queste tradizioni pagane erano ancora molto presenti e la Chiesa cattolica faceva fatica a sradicarle. Fu per questo motivo che nell’835 papa Gregorio II spostò la festa di tutti i Santi dal 13 maggio al primo novembre, pensando di dare un nuova significato ai culti pagani. Nel 998 , poi, fu sant’Odilone, abate di Cluny, che aggiunse al calendario cristiano, il 2 novembre come data per commemorare i Defunti.
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