giovedì 4 novembre 2021

R’ANNU MISS A CAVAGLI(0) A RU PUORC!


R’ANNU MISS A CAVAGLI(0) A RU PUORC!


A Mondragone si usa dire così di una persona che è stata messa in ridicolo dagli altri. Si dice così perché effettivamente vedere una persona che cavalca un maiale ha del ridicolo ed è improbabile che succeda ma in passato poteva succedere davvero.
A Gennaio, appena dopo le feste di Natale, a Mondragone era tradizione ammazzare il maiale.
Quando si ammazzava il maiale, tra le persone che partecipavano c’era aria di festa ma anche un’atmosfera carica di attesa e di emozione, specie per i bambini e per la massaia che aveva accudito il maiale; era come se se ne andasse un amico, uno di famiglia.
Durante i mesi in cui veniva allevato, il maiale veniva curato e rispettato, mai maltrattato, si cercava in tutti i modi di farlo stare bene, ci si affezionava e si scherzava con lui quasi come si fa con il cane.
Le mamme, quando arrivava il grande giorno, facevano rimanere a letto i bambini più piccoli per non farli assistere alla scena cruenta dell’uccisione e quando le urla dell’animale si diffondevano nell’aria, qualcuno si tappava la orecchie per non sentire ma, d’altra parte, lo si accettava perché si sa che la vita di alcuni animali serve per la sopravvivenza alimentare dell’uomo.
Tanti sono gli episodi che si raccontano, relativi all’uccisione del maiale. Una volta in una casa contadina del rione San Francesco era arrivato il fatidico giorno. Tutto era pronto per fare “la festa” alla povera bestia, che quell’anno arrivò a pesare la bellezza di 120 chili.
Era venuto ad aiutare il padrone di casa anche il cognato, un commerciante di vino, che vestiva sempre in maniera distinta, in giacca, cravatta e cappello. Quando fu l’ora, i due cognati si avviarono alla stalla per prendere il maiale, il quale poverino si era accorto che qualcosa non andava e non voleva proprio saperne di uscire; i due cercavano di spingerlo, di tirarlo ma la povera bestia si intestardiva sempre di più.
Ci fu un vero combattimento corpo a corpo con l’ostinato suino, i familiari da fuori sentivano e immaginavano la scena, quando videro spuntare all’improvviso il maiale che correva all’impazzata per il cortile, e in groppa, a cavallo, portava il commerciante, che con una mano si reggeva al maiale per non cadere e con l’altra si reggeva il cappello.
Tutti ridevano, ma sotto i baffi, per non urtare lo zio che era venuto ad aiutare. Ci volle il bello e il buono per far salire il maiale sullo scanno e faceva male sentire quelle urla strazianti, la bestia si dimenava, cercava di liberarsi, sbuffava, ma erano gli ultimi, estremi tentativi di un destino ineluttabile.
Il maiale vendeva cara la pelle, fece sudare sette camicie agli uomini che cercavano di tenerlo fermo. Dopo un po’ tutto era finito: il lavoro ferveva, la colazione era pronta, e tutti a mangiare e poi, nel corso della giornata, il profumo della carne arrostita, quello dei fegatelli avvolti nella rete di maiale, con la foglia di alloro, i sanguinacci e tutto il resto rincuorava e rallegrava grandi e piccoli e ben presto le grida del maiale erano state dimenticate. Era proprio il caso di dire: - Morto il re, viva il re! nel senso che il maiale, il re delle carni e della tavola, con il suo sacrificio aveva procurato tante prelibatezze.











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