domenica 10 ottobre 2021

LA RACCOLTA DEL GRANTURCO

 Nel susseguirsi delle stagioni, a tarda estate, nel mese di agosto, avveniva la raccolta del granturco, un cereale, nella tradizione contadina mondragonese, largamente coltivato perché aveva un utilizzo rilevante nell’alimentazione: serviva da becchime per il pollame o veniva macinato per ottenere la farina gialla per fare la polenta oppure miscelata alla crusca serviva per preparare il pastone, ru vron per il maiale e per i polli.

In alcuni periodi del passato in cui c’era penuria di grano, a Mondragone ma anche in altre parti d’Italia , si usava fare il pane con la farina di granturco, più economica e diffusa; era il pane dei poveri e dei contadini , che non potevano accedere alla farina di grano più rara e preziosa; il pane bianco era riservato ai più ricchi o ai giorni di festa; si tratta di un’usanza che è andata a scomparire già dal primo dopoguerra; rimase però l’usanza , qui da noi, ancora per un certo periodo di fare le frese di rannerinio, che si ottenevano miscelando farina bianca e la farina di granturco, saporite e croccanti.
Con la farina di granturco si usava anche fare una specie di pagnottella, ru pagnuott , profumato e dal sapore dolciastro, dalla mollica color giallo oro, di cui i ragazzi andavano ghiotti; si otteneva,
impastando insieme alla farina di granturco già cotta e raffreddata, una parte minore di farina bianca, il lievito e l’uva passa, e veniva poi infornato su foglie di cavolfiore.
Quando poi si ammazzava il maiale a tutto il vicinato si mandava il piatto di polenta, la pastacotta con le cicole , mentre a tutti i parenti più stretti si mandava anche l’arrosto . Quando si scioglieva la sugna o strutto nella caldaia, ru caurar , rimanevano dei cicoli e la sugna, attaccata sul fondo; anziché pulirlo, vi si allungava l’acqua , aggiungendo la cannella, la buccia di limone e il sale; quando l’acqua arrivava a bollore, vi si gettava la farina e rimestando di continuo si cuoceva la polenta morbida e profumata.



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