martedì 30 novembre 2021

A FURTUNA MIJA

 A FURTUNA MIJA

I racconti popolari mondragonesi quasi sempre avevano lo scopo di intrattenere divertendo, e cogliendo il lato ridicolo delle situazioni intendevano suscitare ilarità e buonumore, anche se nascondevano sempre qualche insegnamento.

Una donna si lamentava spesso perché notava che agli altri andava tutto bene mentre a lei non c’era niente che andasse per il verso giusto e quando le capitava qualcosa di negativo, era solita ripetere: - Eh, a furtuna mija, e addò sta chella furtuna mija , ma addò sta? Un giorno, esasperata, se ne andò in un bosco e incominciò a chiamare a gran voce: -Furtuna, furtuna mija! La Fortuna, che nella mitologia viene personificata come la dea bendata, anche in questo racconto era una donna, e guarda caso, in quel momento stava espletando un impellente bisogno fisiologico. Tutta infastidita, si sbrigò alla bell’e meglio e apparve alla donna come in una visione, dicendo: - E che ca…, proprio mò aiva venì? Che vuò? E la donna: - Ah, sit vuje a Furtuna mija? No, sapit, io so venut ccà proprio pe me sfugà, io vec agl’at, e chi fa chest e chi fa chell e ri va semp tuttu buon e a me nun me ne va mai nisciuna bbona! E parlava e parlava e si lamentava di questo e quello, cercando di spiegare le sue ragioni. Alla fine se ne andò. La Fortuna, passandosi una mano sulla coscienza, pensò che dopotutto la donna aveva ragione e per rimediare preparò per lei una borsa piena di monete d’oro e per fargliela trovare la posizionò in maniera ben visibile proprio sul lato della strada che stava percorrendo. La donna, intanto, mentre se ne andava pensava: - Chisà comme fann ri ricat a camminà?! Chiuse gli occhi e procedeva ad occhi chiusi per cercare di rendersene conto. Così passò proprio vicino alla borsa senza vederla e non si accorse di ciò che la Fortuna aveva preparato per lei.
Probabilmente così facciamo anche noi quando ci capita qualcosa di bello, una “fortuna” per così dire, ma siamo talmente concentrati su altro, magari ad aspettare chissà cosa che neanche ci accorgiamo delle cose belle che ci capitano ogni giorno. Se poi consideriamo fortuna solo vincere all’ Enalotto o qualcos’altro di molto importante o di valore per noi e ci mettiamo in una situazione di perenne aspettativa, non riusciremo mai a godere del presente, dell’ “adesso”, che è l’unico momento che veramente conta perché il passato è passato e non c’è più e il futuro non sappiamo come sarà e neanche se ci saremo.
Certo, sappiamo bene che non tutto è in nostro potere e a volte le circostanze possono essere davvero sfavorevoli per chiunque e allora parliamo di sfortuna ma, a pensarci bene, ci sono sempre dei margini d’intervento ed anche in una situazione triste o dolorosa si può trovare sempre il lato positivo delle cose, anzi a volte una sfortuna si può rivelare,con il tempo, una fortuna e viceversa e quello che la cosiddetta sfortuna ci fa perdere da una parte, la vita, a volte, ce lo fa ritrovare dall’altra, in altri momenti, in altre circostanze e situazioni e anche con gli interessi.
Dovremmo, quindi, saper cogliere le occasioni che la vita ci offre ma anche saperci adattare alle circostanze, accogliendo ciò che si presenta, il che non è sempre facile. Ma, d’altra parte, quando mai la vita è stata facile? Non è lo per nessuno eppure è sempre un dono bello e meraviglioso e, fortuna o sfortuna, vale sempre la pena di essere vissuta. Grazie alla carissima Clara Ricciardone e alla sua mamma, Enzina Papa, cugina di mio marito



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