sabato 4 dicembre 2021

“Il Francescanesimo a Mondragone”

LA MISSIONE
Dopo circa 135 anni dalla soppressione degli Ordini Religiosi, il 6 ottobre 1946 i Frati Minori ritornarono a Mondragone dopo quasi un secolo e mezzo di assenza.
Fu il canonico don Francesco Gravano, “don Ciccio” che prima della sua morte volle ridare ai “figli di S. Francesco” quella chiesa che loro malgrado furono costretti ad abbandonare.
Il Gravano si rivolse al Provinciale di allora, Padre Giacomo Iovine e questi inviò finalmente due frati: Padre Paolo Monsurrò di Torre Annunziata e Fra Benigno Fele da Qualiano.
All’inizio i disagi non furono pochi perché i monaci non avevano dove alloggiare, il convento era diventato proprietà privata e don Ciccio mise a loro disposizione un’abitazione di proprietà della sua famiglia in via Elena, dove ancora oggi, nel cortile, si conserva, in ricordo, una statua di S. Francesco.
Anche il popolo li accolse con freddezza spirituale e non con lo slancio affettuoso che aveva sempre avuto in passato verso di loro. Le vicende storico-politiche avevano contribuito non poco ad allontanare la gente dalla fede, tanti non andavano più in chiesa e alcune famiglie non facevano battezzare più neanche i propri figli.
L’intrepido Padre Paolo voleva, però, riportare i Mondragonesi alla fede cristiana e pensò subito ad una Santa Missione al popolo e si diceva: - Se Mondragone è tornata a S. Francesco, S. Francesco la farà ritornare a Cristo!
Organizzò per l’anno dopo, nel 1947, la Missione con cui riuscì a riportare il popolo mondragonese alla fede dei padri. Essa fu predicata da tre francescani: P. Vincenzo Gervasi, P. Pierbattista Iuliucci e P. Marcello Manilia e durò 10 giorni.
Ad essi fu offerta ospitalità dalla famiglia Caracciolo, che abitava proprio di fronte alla chiesa. Don Onorato Caracciolo e consorte offrirono la propria casa e la propria mensa ai Missionari per tutta la durata della Missione. P. Paolo con il suo senso pratico servendosi di semplici tendine, improvvisò in una stanza le celle del convento.
Dall’opuscolo commemorativo della S. Missione “Ritorno” pubblicato da P. Angelo Salvatore abbiamo la cronistoria dei giorni della Missione:
Il 26 gennaio cominciarono le prediche ma i Mondragonesi sembravano ormai insensibili ai richiami alla vita della Grazia e ne ebbero la penosa sensazione i Padri Missionari perché gli accorati appelli, le prediche, le meditazioni sembravano cadere nel vuoto e in chiesa erano presenti solo donne, vecchi e bambini. E dov’erano gli uomini e i giovani ? I Missionari erano davvero tristi e pregavano incessantemente.
Al quarto giorno la situazione cambiò, chissà se furono le preghiere o i bei canti con cui essi invocavano la misericordia di Dio, sì perché i buoni Missionari cantarono. S. Francesco, giullare di Dio, volle far vedere ai suoi figli come il Signore si serve anche del richiamo canoro per farsi strada nei cuori e fu in quel giorno che i Missionari si sentirono seguiti. Da quel giorno dovettero tenere due corsi separati: per le donne alle ore 17 e per gli uomini alle 19. Tutta Mondragone si riversò nella chiesa di S. Francesco, era una fiumana di popolo che entrava e usciva dalla chiesa. Dalla porta centrale e da quelle laterali s’impiegavano ben 20 minuti per svuotare la chiesa.
Di casa in casa si passavano la voce ed era tutto un accorrere verso la chiesa di S. Francesco. Un pescatore, convinto da un medico, andò in chiesa per curiosità ma poi, la sera dopo, condusse in chiesa tanti suoi amici; conquistato dalla verità dei sacri ragionamenti, diceva, scherzando, che s’era fatto pescatore di uomini. Molti furono chiamati alla conversione dallo zelo ardente dei buoni Missionari. Così, quando P. Vincenzo licenziava gli uomini invitandoli a mandare un bacio a Gesù, migliaia di labbra e di mani si schiudevano per lanciare sulle dita aperte l’affettuoso saluto a Gesù sacramentato. Fu un vero trionfo della Grazia.
Il 2 febbraio i Missionari annunciarono che si sarebbe andati a commemorare i Defunti . Tutta Mondragone , con il Sindaco e le Autorità, si recò al cimitero. I Mondragonesi, uniti nel dolore di lutti antichi e recenti, piansero lacrime di commozione al discorso di P. Pierbattista, dopo il rito di assoluzione alle tombe, impartita da don Enrico Macera. Al ritorno tutti ripeterono:- Viva Gesù! Viva Maria!
Il 5 febbraio fu il giorno dedicato ai bambini: più di 1500 bambini si recarono nella chiesa di S. Francesco a dialogare con i Missionari, che poi li condussero in processione a rendere omaggio alla Mamma Celeste, Maria SS Incaldana. Era una vera e propria crociata di fanciulli e l’arciprete, don Enrico Macera, li attendeva all’ingresso e li benedisse; il più piccolo di tutti andò alla custodia del Prigioniero d’amore, il Tabernacolo, bussò alla porticina del Ciborio e la baciò per tutti, piccoli e grandi. Tutti, commossi, piangevano.
Per la sera di quello stesso giorno venne programmata una processione per manifestare la devozione alla Madonna e per fare un giuramento d’amore di tutta Mondragone. Si Stabilì per la sera stessa ma pareva che le forze dell’Inferno congiurassero contro quel santo desiderio: tuoni, lampi, pioggia e interruzione dell’energia elettrica. Ci si chiedeva: - Non si farà la processione? Non si sapeva, ma la gente aspettava sotto la pioggia, al buio. Il direttore della Missione P. Vincenzo ordinò di uscire. In piazza, come per incanto, cessò la pioggia e apparvero le stelle ma mancava la luce. Un lume a petrolio illuminava timidamente il balcone di casa Sementini, dove P. Pierbattista doveva parlare al popolo ma ecco che all’improvviso un torrente di luce inaspettata inondò la piazza, sorse un applauso spontaneo della popolazione. Subito dopo il discorso, di nuovo pioggia e interruzione della corrente elettrica. Dunque quel rasserenarsi del tempo e la luce al momento giusto erano un segno del cielo e un dono di Maria? Perché dubitarne? Quando si tratta degli interessi di Dio non è impegnata anche la Mamma? I Missionari chiesero al popolo: - Questa che viviamo non è l’ora di Dio? E Maria Santissima , che non permise al barbaro Turco di realizzare l’oltraggio del fuoco al suo quadro venerato, non permette più l’oltraggio delle anime da parte di Satana.
L’8 febbraio ben 15 Padri Francescani ricevettero le Confessioni ed assolsero i peccati in nome di Dio. La notte dall’8 al 9 fu la notte degli uomini, notte di Grazia.
La Missione terminò con la Comunione generale a mezzanotte distribuita a un numero ingente di fedeli dal vescovo mons. Gaetano De Cicco e da quattro sacerdoti per un ‘ora.
La Messa solenne del giorno 9 alle 11 fu solo il suggello pubblico e ufficiale. Si portò in processione il bel Crocifisso della Chiesa Madre. La folla seguiva il Crocifisso e le strade risuonavano dei bei canti. Parlarono P. Vincenzo, poi il Provinciale e il Vescovo che si congratulò con i Missionari per i frutti riportati in una “vigna” incolta da tanti anni.
I Mondragonesi tra le lacrime salutarono i Missionari : - Non Partite, tornate! Il camioncino che li involava verso nuovi traguardi, si dovette fermare più volte bloccato dalle manifestazioni d’affetto. Fu grazie alla Missione che il popolo ricominciò a vivere più cristianamente e a frequentare i Sacramenti.
La Missione fu ripetuta più volte anche negli anni successivi.
Intanto P. Giacomo Iovine incominciò le trattative con il Vescovo perché la chiesa fosse eretta parrocchia ma non fu possibile per le opposizioni di parroci di altre chiese. Non è stato mai possibile neanche negli anni seguenti fino a che nel 1970 il Vescovo affidò ai monaci francescani la parrocchia di Maria SS. Addolorata. 
(La foto è tratta dal libro di Padre Berardo Buonanno "Notizie storiche del Convento della Chiesa e dei Frati di Mondragone")



Nessun commento:

Posta un commento