venerdì 10 dicembre 2021

IL TEMPO DELLA VENDEMMIA

 IL TEMPO DELLA VENDEMMIA

Quanne se vignegna te so tutte cumpare e nepute
Quanne se zappa nun tieni né cumpare e né nepute
Da questo proverbio si capisce com’era atteso e gradito il periodo della vendemmia per grandi e piccoli a Mondragone, dove a tutti faceva piacere andare a vendemmiare, “a struccà l’uva”, in dialetto mondragonese perché, a differenza degli altri lavori agricoli, la vendemmia era un’ attività festosa e il clima che si veniva a creare era allegro e conviviale; erano probabilmente i giorni più belli dell’anno da trascorrere in campagna, in mezzo alle vigne tinteggiate dai caldi colori autunnali con temperature miti, difatti non faceva più caldo e non ancora freddo.
Mentre si tagliavano i grappoli faceva piacere piluccare qualche chicco d’uva, dolce e dissetante ma se ne potevano fare anche delle vere scorpacciate, dato che nessun rimprovero ne sarebbe mai derivato; alla fine della giornata, poi, il padrone non negava a nessuno di portare un po’ di uva a casa ed è per questo che un altro proverbio dice:
Chi n’arrappulo e chi na pigna
Povera vigna mia senza vuaragno
Era il lamento di qualche contadino tirchio che si rammaricava per l’uva che veniva mangiata e donata e non venduta e che quindi non produceva guadagno ma si trattava di casi rari e sporadici perché, in realtà, nell’antica società contadina, c’era l’usanza di mandare a tutti, vicini, amici e parenti un po’ dell’uva raccolta; c’era, dunque, una buona e bella abitudine, quella di condividere i beni che si avevano a disposizione, con tutti, come in una grande famiglia; lo si faceva durante la vendemmia, ma anche quando si faceva il pane e quando si ammazzava il maiale.
La vendemmia era per il contadino il momento più atteso, quello di tirare le somme di un intero anno di lavoro, a volte non sempre giustamente ripagato a causa di qualche grandinata o dell’eccessiva siccità.
Il vigneto nella famiglia contadina ha sempre occupato un posto di rilievo, veniva seguito nell’arco di tutte le stagioni con i lavori di potatura, legatura e piegatura dei tralci, zappatura, cimatura , pulizia dalle erbacce, perfino protetto dagli uccelli con gli spaventapasseri.
La produzione del vino era una delle principali fonti di guadagno a Mondragone, quando i vigneti erano tantissimi ed occupavano tutta la zona a destra e a sinistra della Domitiana, dal lato del mare e dal lato della montagna oltre a tutti i vigneti disseminati lungo la via Appia antica, via Padule e lungo la strada per Falciano. Difatti i matrimoni si contraevano dopo la vendita del vino perché con i proventi da esso ricavati si affrontavano le spese ma non solo, con essi si potevano realizzare anche altri progetti, come comprare terreni o costruire case ecc.
La vendemmia iniziava solitamente tra la seconda metà di settembre e la prima di ottobre in giornate di sole, a mattina inoltrata quando l’uva era completamente asciutta dalla rugiada. L’esperienza del contadino era fondamentale per capire qual era il momento di iniziare la vendemmia e quando l’uva era matura al punto giusto.
Quando arrivava il tempo della vendemmia c’era bisogno dell’aiuto di tutti, veniva mobilitata tutta la famiglia, dal più grande al più piccolo, si cercava poi aiuto nella parentela e nel vicinato e se ancora non bastava, si prendevano persone a giornata come braccianti.
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