giovedì 3 febbraio 2022

SAN BIAGIO: PROTETTORE DELLA GOLA.



Il 3 febbraio la Chiesa ricorda san Biagio, vescovo e martire, il Santo protettore della gola.
Una statua di S. Biagio viene venerata a Mondragone nella chiesa di san Nicola e a lui era anche dedicata un’edicola votiva ,dedicata anche a santa Maria di Costantinopoli sempre nel rione san Nicola, nella proprietà della famiglia Fusaro. Si racconta che durante l’abbattimento dell’edicola un muratore, di nome Luigi Turco, si rifiutò di toccare l’affresco ; il Fusaro,adirato, lo mandò via dicendo che avrebbe provveduto lui stesso, cominciando a scalpellare gli occhi. Subì, in seguito, delle disgrazie: la figlia di 11 anni e la sua giumenta ebbero una malattia alla gola, egli stesso morì. L’edicola non è stata più ricostruita.
Poco si conosce della vita di questo santo, si sa che nacque a Sebaste, in Armenia tra il IV e il III secolo dC., che era medico e che fu eletto vescovo della città. Il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei Cristiani intorno al 316 dC e quindi è stato tra le ultime vittime delle persecuzioni che fece Licinio , nel tentativo di sopraffare Costantino in Oriente, anche dopo l’editto del 313, che sanciva la libertà di culto dei Cristiani. Quando incominciò la persecuzione, san Biagio si ritirò su un monte, in una caverna, ma fu scoperto e arrestato. Mentre veniva condotto alla presenza dell’imperatore, rapidamente si diffuse la notizia che passava il Vescovo prigioniero e molti accorrevano per salutarlo. Accorse anche una donna disperata perché suo figlio aveva mangiato del pesce e una lisca gli si era conficcata in gola e stava soffocando. Biagio non si perse d’animo, prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al ragazzo. La mollica portò con sé la lisca e il bambino riprese a respirare normalmente. Giunto a Sebaste, il prigioniero venne condotto davanti al giudice , che lo invitò a sacrificare agli idoli ma il Santo rifiutò. La Passio dice che gli furono lacerate le carni con pettini di ferro, i pettini usati dai cardatori di lana e poi ,decapitato.
Ecco perché divenne il Santo protettore dei cardatori e dei materassai. Rimane ancora oggi, nel giorno della sua festa, il rito della benedizione della gola ovvero della benedizione di san Biagio contro le malattie della gola. Dopo la Santa messa il sacerdote pone due candele incrociate sotto il mento a ciascun fedele e impartisce la benedizione, dicendo: - Per intercessione di san Biagio, vescovo e martire, Dio ti liberi dal male della gola e da ogni altro male. Nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Una volta, nell’antica società contadina, pochi avrebbero rinunciato a questa benedizione perché si diceva che preservava nell’anno da tutte le malattie della gola. A Mondragone, come in tanti altri paesi,ci si teneva tanto a portare i bambini in chiesa a prendere la benedizione, anche i più recalcitranti, che non volevano saperne di andare a Messa la mattina presto, con il freddo che faceva ma tutti i bambini dovevano essere benedetti da san Biagio perché era rimasto vivo il ricordo di una malattia della gola spesso mortale, che colpiva soprattutto i bambini: la difterite , che in dialetto mondragonese veniva detta “ru crupp o grupp”. Quando si presentava il mal di gola in un bambino, cosa frequente in inverno,la famiglia tremava fino alla guarigione perché poteva essere difterite e si sapeva come poteva finire. Si trattava di una malattia infettiva, provocata da un batterio, che infettava le vie aeree superiori, formando placche sul palato, che moltiplicandosi, rendevano quasi impossibile respirare. Fino alla fine dell’800 la malattia mieteva tante vittime soprattutto nei bambini, 6 malati su 10 morivano , fra atroci sofferenze. Si comprende bene come la disperazione nei secoli spingesse a cercare protezione da una malattia inesorabile, che colpiva proprio i bambini, i più deboli e amati dalla famiglia. Se oggi non ricordiamo più cosa significhi ammalarsi e morire di difterite lo dobbiamo alla vaccinazione, che tutt’oggi viene somministrata ai bambini già nel primo anno di vita; il vaccino, disponibile fin dal 1920, contiene la tossina batterica trattata in modo da non essere più tossica per l’organismo ma comunque in grado di stimolare la produzione di anticorpi da parte del sistema immunitario. Esso, oggi, viene somministrato in combinazione con quello contro il tetano e la pertosse.(DTP). La difterite purtroppo oggi è ancora diffusa nei Paesi in via di sviluppo, dove le vaccinazioni non vengono somministrate sistematicamente.

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