Maggio e Giugno, a Mondragone, sono i mesi della raccolta dei fagiolini. A tale proposito vi propongo un racconto, che mi è stato trasmesso dalla mia cara amica VINCENZINA MARTA, con me nella foto, scomparsa, purtroppo, già da qualche anno. LA SPOSINA Una volta il raccolto o meglio la raccolta (perché da noi il termine è di genere femminile) era il momento più atteso dal contadino mondragonese, la principale entrata economica con cui egli faceva fronte alle spese e al sostentamento della famiglia . Se il raccolto andava male si potevano perdere case, terre e andare in rovina ed è successo, purtroppo, a tanti. Negli anni ‘50 una ragazza del rione san Francesco, figlia di un muratore, andò in sposa ad un giovane contadino della zona mare . Quando erano fidanzati i due andavano spesso ad aiutare degli zii anziani e soli, a cui erano morti i figli. Un giorno la ragazza, entrando nella stalla, vide a terra una cucciola di asina , che era nata nella notte, provò ad accarezzarla e l’asinella, tutta contenta, le spingeva la mano come un cane, per farsi accarezzare di nuovo; ne nacque una bella amicizia e ogni giorno la ragazza l’andava a trovare, le dava da mangiare e la coccolava. La zia osservava tutto in silenzio e decise di allevare l’asina e di donargliela in occasione delle nozze. Appena i due giovani si sposarono, due donne, parenti dello sposo, dalle lingue maligne e biforcute, vedendo che la ragazza era alta e magra, incominciarono a malignare su di lei , dicendo che non sarebbe stata in grado di aiutare il marito in campagna poiché un tempo si credeva che per essere persone di buona salute, bisognava essere in carne e per di più poi era figlia di muratore, non di contadini e appena vedevano il marito commentavano: - Oh, poveru compa Ciccio, poveru compa Ciccio! La ragazza, invece, che era buona e giudiziosa con grande volontà di imparare, seguiva sempre il marito e lo aiutava in tutto. Il giovane, all’epoca, lavorava due moggi di vigna alle Due colonne sulla Domitiana, un moggio coltivato a fagiolini e uno a borlotti. Quando arrivò il momento della raccolta, siccome in quella zona arrivavano a maturazione i primi fagiolini e venivano pagati ad un prezzo più alto, i due sposini guadagnarono tanti soldi da comprare il carretto e i vuarnimienti ( gli accessori) per l’asina, quattro botti per l’uva, il maiale, ad agosto, e fecero il compromesso per l’acquisto di un terreno su cui costruire la loro nuova casa. Allora le due parenti incominciarono a chiedersi come avevano fatto e si davano tanto da fare che le critiche arrivarono anche agli sposi. Alle famiglie delle due donne quell’anno la raccolta andò male e non potevano pagare l’affitto delle terre, dovettero andare dagli sposini a chiedere il prestito di cinquemila lire per ognuna ed essi nonostante le critiche di cui erano a conoscenza , glielo fecero volentieri. Dopo due anni la sposina ebbe un bambino e per un po’non andò in campagna ma poi vi ritornò, affidandolo alle cure della nonna; quando diventò più grandicello, lo portava all’asilo sul seggiolino della bicicletta, poi si immetteva sulla Domitiana e raggiungeva il marito in campagna. Un anno il marito si recò in campagna per vedere se erano nati i fagiolini e trovò che la ilata, cioè la gelata, aveva bruciato i piccoli fagiolini appena spuntati, disse alla moglie che quell’anno purtroppo non avrebbero ricavato niente dalla raccolta ma siccome quando si seminano i fagioli, se ne mettono 4 o 5 nella buca del terreno, c’è il seme che nasce prima e quello che nasce dopo e così , passata la gelata, spuntarono gli altri fagiolini, che, zappati, concimati e curati amorevolmente, diedero vita anche quell’anno ad un raccolto abbondante e fruttuoso. Un altro anno, il 5 giugno, morì il papà della sposa proprio quando i fagiolini erano pronti da raccogliere , il marito andò in campagna a controllare e trovò che i ladri avevano rubato i fagioli, scavandoli con tutte le radici; allora, poiché c’era un altro pezzo di terreno dove i fagioli stavano per arrivare a maturazione, si recò da un cugino, chiedendo se, dal momento che essi erano impegnati nel triste evento, glieli poteva andare a raccogliere e il cugino ci andò, poi li andò a vendere e gli portò i soldi fino a casa. Questo avveniva nella società contadina quando c’era più povertà ma più solidarietà tra le persone. Ogni anno la raccolta fruttava loro soldi con cui poter vivere decorosamente e la famiglia progrediva economicamente ed onestamente con il proprio lavoro. Così è stato per la maggior parte dei Mondragonesi, che con i proventi della raccolta hanno costruito la loro posizione economica, partendo anche da zero: hanno comprato, costruito, sposato figli e rimpinguato il conto in banca. Una volta l’agricoltura era l’attività predominante dei Modragonesi ma con il tempo molti dei terreni adibiti all’agricoltura sono stati utilizzati per la costruzione di case, di lidi balneari ecc. e con l’incremento del settore secondario e terziario, molti Mondragonesi sono passati ad altre attività lavorative. Negli ultimi decenni , poi, l’agricoltura ha visto una continua evoluzione delle forme organizzative della produzione, difatti oggi sono le aziende che operano nel settore agricolo: grandi , medie e piccole, a conduzione familiare. La tecnologia ha portato alla meccanizzazione e al ricorso massiccio alla chimica per l’aumento della produttività e della competitività oltre allo sfruttamento dei braccianti, soprattutto extracomunitari. Chi subisce le conseguenze di ciò è il piccolo contadino, proprietario terriero o affittuario, che non può competere con i prezzi competitivi delle aziende e non riesce a vendere a prezzo equo i prodotti del proprio campo e a derivare un reddito adeguato alla propria attività e spesso è costretto a vendere il proprio terreno e a cercare un lavoro più redditizio, a volte costretto anche all’emigrazione.
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