giovedì 24 febbraio 2022

Carnevale



QUANDO VIENE CARNEVALE? Ogni anno ci chiediamo quando viene il Carnevale, riferendoci al Martedì, ultimo giorno di Carnevale che viene il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri, con cui inizia la Quaresima. La domenica che lo precede è detta Domenica di Carnevale e il giovedì antecedente alla domenica è il cosiddetto Giovedì grasso.

Ma quando inizia il Carnevale? E’ una domanda a cui non tutti sanno rispondere e anch’io, incuriosita, sono andata a ricercare notizie al riguardo.
Secondo un’antica tradizione il Carnevale inizia il 17 gennaio, a Sant’ Antonio abate. Un antico proverbio recita: “Sant’Antuon maschere e suon” e in molti paesi seguono questa tradizione, dando ufficialmente inizio al Carnevale, in questa data.
In realtà, il Carnevale, ogni anno, ha un inizio e una fine diversi, in base a quando è Pasqua, la festività a cui è collegato.
La Pasqua è una festa cosiddetta “mobile” perché cambia ogni anno. Nel Concilio di Nicea del 325 si decise di far cadere la Pasqua la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, che convenzionalmente cade il 21 marzo. (equinozio vuol dire giorno uguale alla notte; si verifica l’equinozio quando il numero delle ore di luce è uguale a quelle di buio).
Nella Chiesa Cattolica il Carnevale coincide con il Tempo di Settuagesima (Settantesima) o Tempo di Carnevale ed avviene 70 giorni prima di Pasqua e segna un periodo di preparazione alla Quaresima, in cui si iniziava, una volta, l’astinenza dalle carni nei giorni feriali.
E’ una tradizione liturgica, che risale all’VIII secolo.
Il Tempo di Settuagesima abbraccia la durata delle tre settimane che precedono la Quaresima ed è suddiviso in tre parti: la prima prende il nome di Settuagesima ( Settantesima), la seconda si chiama Sessagesima ( Sessantesima) e la terza Quinquagesima ( Cinquantesima) e sta ad indicare il settantesimo, il sessantesimo, il cinquantesimo giorno prima di Pasqua. Con la Quadragesima (Quarantesima) inizia la Quaresima.
La Settuagesima, quindi, è il nome della terza domenica prima del Mercoledì delle Ceneri.
Quindi, per risalire alla data di inizio del Carnevale basta risalire alla terza domenica prima dell’inizio della Quaresima.
Quest’anno il Mercoledì delle Ceneri cadrà il primo marzo, la terza domenica precedente è stata il 13 febbraio, di conseguenza, quest’ anno, il Carnevale è iniziato il 13 febbraio.
A parte le date, la parola Carnevale significa “carnem levare” ossia eliminare la carne dall’alimentazione per i quaranta giorni della Quaresima, così come la Chiesa prescriveva.
Ecco perché durante il Carnevale in ogni paese ci si sbizzarrisce a preparare quanto di più buono e goloso possa esserci perché poi bisognava mangiar sempre di magro per un lungo periodo, per noi Mondragonesi, in particolare, si tratta di lasagne e tabacchere.


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domenica 13 febbraio 2022

Dolci di Carnevale

CARNEVALE A MONDRAGONE: GUANTI, CHIACCHIERE E TABACCHERE
Senza tabacchere a Mondragone non è Carnevale e non c’è Mondragonese che vi sappia rinunciare ma anche i guanti e le chiacchiere hanno sempre fatto parte della nostra tradizione.
I dolci carnevaleschi per eccellenza sono le chiacchiere, croccanti e delicate, piene di bolle, dai bordi smerlati, che prendono nomi diversi nelle regioni italiane: frappe, cenci, crostoli, sfrappoli, guanti.
Nel nostro paese l’usanza di preparare i guanti è molto antica, si preparavano per festeggiare Matrimoni, fidanzamenti, Battesimi, Comunioni ma anche quando si scavavano le fondazioni di una casa, per inaugurare l’apertura di un negozio e così via, e subito questi dolcetti dal sapore semplice e familiare creavano quell’atmosfera di festa e di buon augurio.
Eppure oggigiorno sono diventati difficili da reperire e da gustare perché si tende a comprare tutto e a non preparare dolci in casa. Talvolta nelle pasticcerie e nei supermercati si trovano le chiacchiere ma le tabacchere sono difficili da trovare perfino in pasticceria se non su ordinazione e non si possono paragonare assolutamente a quelle fatte in casa.
Bisogna fare una distinzione tra i guanti e le chiacchiere. Nell’impasto dei guanti viene messo il latte per cui risultano morbidi mentre in quello delle chiacchiere viene messo il vino bianco e per questo risultano croccanti. Le tabacchere vengono fatte con l’impasto dei guanti, cioè con il latte.
Le tabacchere vengono chiamate così perché richiamano alla mente le antiche tabacchiere di un tempo, piccole scatole rettangolari tascabili contenenti tabacco da fiuto.
L’uso delle tabacchiere diventò un vezzo nella Francia del ‘600 e si diffuse poi in tutta Europa. Realizzate con materiali preziosi, come oro e argento, decorate con miniature e con dediche incise, venivano adoperate dai nobili ma poi ne furono anche create di più semplici e popolari per l’uso quotidiano in legno o in cuoio o in tartaruga , quelle utilizzate dai nostri nonni o bisnonni.
La forma delle tabacchiere ha ispirato le massaie mondragonesi di un tempo quando hanno creato, con l’impasto dei guanti, quei grossi ravioli rettangolari ripieni di crema, che si preparano anche in tante altre località italiane e con altri nomi mentre per noi Mondragonesi sono semplicemente ed esclusivamente le TABACCHERE.
Tantissime sono le ricette di guanti, chiacchiere e tabacchere, che si tramandano nelle famiglie, io ve ne propongo più di una, tra quelle che ho sperimentato e che ho trovato più equilibrate.
GUANTI (La dose si può dividere in quante volte si vuole)
INGREDIENTI: 18 uova - 1 litro di latte – 250 g di rum – 250 g di anice – 5 g di ammoniaca – 5 g di bicarbonato – 200 g di sugna- 1 bicchiere di olio di oliva – kg 1,5 di zucchero – 8 bustine di vaniglia – 1 limone grattugiato – il succo di un limone- un pizzico di sale – kg 6 di farina.
PROCEDIMENTO: Rompere le uova in una ciotola e aggiungere i vari ingredienti, infine aggiungere la farina e impastare. Trasferire l’impasto sulla spianatoia e lavorarlo bene. Far riposare l’impasto. Stendere un pezzetto di impasto per volta con il mattarello o con la macchinetta della pasta. Io consiglio di stendere con la macchinetta e di arrivare fino al numero 3 perché così i guanti o le tabacchere vengono tutti dello stesso spessore, non troppo sottili e non troppo doppi. Con la rotella dentata tagliare delle strisce, ripiegarle su se stesse, unendo le estremità come per fare delle ciambelle oppure tagliare dei rettangoli e praticare al loro interno altri due tagli per poterli intrecciare, così friggendo assumeranno la loro forma caratteristica. Friggerli in olio profondo, di arachidi, pochi per volta , fino a farli colorire bene da ambo i lati. Cospargere di zucchero e cannella o solo di zucchero.
OPPURE
INGREDIENTI: 9 uova- 400 g di zucchero- olio di oliva 250 g – latte 500 ml – vaniglia 3 buste – un pizzico di sale- un po’ di liquore - limoni grattati a piacere – lievito Pane degli Angeli 3 buste – farina 2 kg.
( Il procedimento è uguale)
E ANCORA
INGREDIENTI: 5 uova- 250 g di latte- un pizzico di sale- 300 g di zucchero- un po’ di anice, rum e limoncello – vaniglia – cannella – 2 limoni grattugiati- 7 g di ammoniaca e 10 g di bicarbonato- farina kg 1,200 circa
(identico procedimento)
CHIACCHIERE
INGREDIENTI: 6 uova – 60 g di zucchero – 60 g di burro – un pizzico di sale – rum a piacere – vino bianco( quasi un bicchiere) 800 g di farina-
PROCEDIMENTO: Come quello dei guanti, però si stende la sfoglia molto più sottile con la macchinetta fino al numero 6. Si tagliano delle striscioline, che si intrecciano e si friggono oppure dei rettangoli, all’interno dei quali praticare altri due tagli. Poi si cospargono di zucchero a velo.
TABACCHERE
L' impasto delle tabacchere è quello dei guanti. Stendere una sfoglia sottile con la macchinetta fino al numero 3, ricavare dei rettangoli orientativamente di 8/10 cm x 12, al centro dei quali mettere la crema pasticciera o la crema al cioccolato. Chiudere e sigillare bene i bordi affinché non si aprano in cottura. (è importante sigillare bene perché quando si aprono nell’olio, creano problemi). Friggere in olio profondo fino a doratura. Lasciar scolare bene e cospargere di zucchero a velo.
CREMA
INGREDIENTI: 4 tuorli – 120 g di zucchero – 40g di amido di mais – scorza di limone – 500 g di latte.
( Io preferisco fare la crema con l’amido perché viene lucida e setosa ma si può fare anche con la farina)
PROCEDIMENTO: In una ciotola aggiungere lo zucchero ai tuorli e mescolare, aggiungere l’amido con qualche cucchiaio di latte che aiuta a farlo sciogliere bene. Mettere il latte con la scorza di limone sul fuoco finché sfiori il bollore , aggiungere nel latte il composto di uova e mescolare sul fuoco finché non si addensi.
Per la CREMA AL CIOCCOLATO si può usare la stessa ricetta, quando si toglie dal fuoco ed è ancora calda, aggiungere 100 g di cioccolato fondente tritato e far sciogliere bene, si può anche aromatizzare con un po’ di liquore al cioccolato; in alternativa, quando è fredda, si possono aggiungere cucchiaiate di Nutella o farcire le tabacchere addirittura con la Nutella, congelandola prima a mucchietti, così è più facile da inserire.
Ora sbizzarrite la vostra fantasia e …
BUONE TABACCHERE A TUTTI


giovedì 3 febbraio 2022

SAN BIAGIO: PROTETTORE DELLA GOLA.



Il 3 febbraio la Chiesa ricorda san Biagio, vescovo e martire, il Santo protettore della gola.
Una statua di S. Biagio viene venerata a Mondragone nella chiesa di san Nicola e a lui era anche dedicata un’edicola votiva ,dedicata anche a santa Maria di Costantinopoli sempre nel rione san Nicola, nella proprietà della famiglia Fusaro. Si racconta che durante l’abbattimento dell’edicola un muratore, di nome Luigi Turco, si rifiutò di toccare l’affresco ; il Fusaro,adirato, lo mandò via dicendo che avrebbe provveduto lui stesso, cominciando a scalpellare gli occhi. Subì, in seguito, delle disgrazie: la figlia di 11 anni e la sua giumenta ebbero una malattia alla gola, egli stesso morì. L’edicola non è stata più ricostruita.
Poco si conosce della vita di questo santo, si sa che nacque a Sebaste, in Armenia tra il IV e il III secolo dC., che era medico e che fu eletto vescovo della città. Il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei Cristiani intorno al 316 dC e quindi è stato tra le ultime vittime delle persecuzioni che fece Licinio , nel tentativo di sopraffare Costantino in Oriente, anche dopo l’editto del 313, che sanciva la libertà di culto dei Cristiani. Quando incominciò la persecuzione, san Biagio si ritirò su un monte, in una caverna, ma fu scoperto e arrestato. Mentre veniva condotto alla presenza dell’imperatore, rapidamente si diffuse la notizia che passava il Vescovo prigioniero e molti accorrevano per salutarlo. Accorse anche una donna disperata perché suo figlio aveva mangiato del pesce e una lisca gli si era conficcata in gola e stava soffocando. Biagio non si perse d’animo, prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al ragazzo. La mollica portò con sé la lisca e il bambino riprese a respirare normalmente. Giunto a Sebaste, il prigioniero venne condotto davanti al giudice , che lo invitò a sacrificare agli idoli ma il Santo rifiutò. La Passio dice che gli furono lacerate le carni con pettini di ferro, i pettini usati dai cardatori di lana e poi ,decapitato.
Ecco perché divenne il Santo protettore dei cardatori e dei materassai. Rimane ancora oggi, nel giorno della sua festa, il rito della benedizione della gola ovvero della benedizione di san Biagio contro le malattie della gola. Dopo la Santa messa il sacerdote pone due candele incrociate sotto il mento a ciascun fedele e impartisce la benedizione, dicendo: - Per intercessione di san Biagio, vescovo e martire, Dio ti liberi dal male della gola e da ogni altro male. Nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Una volta, nell’antica società contadina, pochi avrebbero rinunciato a questa benedizione perché si diceva che preservava nell’anno da tutte le malattie della gola. A Mondragone, come in tanti altri paesi,ci si teneva tanto a portare i bambini in chiesa a prendere la benedizione, anche i più recalcitranti, che non volevano saperne di andare a Messa la mattina presto, con il freddo che faceva ma tutti i bambini dovevano essere benedetti da san Biagio perché era rimasto vivo il ricordo di una malattia della gola spesso mortale, che colpiva soprattutto i bambini: la difterite , che in dialetto mondragonese veniva detta “ru crupp o grupp”. Quando si presentava il mal di gola in un bambino, cosa frequente in inverno,la famiglia tremava fino alla guarigione perché poteva essere difterite e si sapeva come poteva finire. Si trattava di una malattia infettiva, provocata da un batterio, che infettava le vie aeree superiori, formando placche sul palato, che moltiplicandosi, rendevano quasi impossibile respirare. Fino alla fine dell’800 la malattia mieteva tante vittime soprattutto nei bambini, 6 malati su 10 morivano , fra atroci sofferenze. Si comprende bene come la disperazione nei secoli spingesse a cercare protezione da una malattia inesorabile, che colpiva proprio i bambini, i più deboli e amati dalla famiglia. Se oggi non ricordiamo più cosa significhi ammalarsi e morire di difterite lo dobbiamo alla vaccinazione, che tutt’oggi viene somministrata ai bambini già nel primo anno di vita; il vaccino, disponibile fin dal 1920, contiene la tossina batterica trattata in modo da non essere più tossica per l’organismo ma comunque in grado di stimolare la produzione di anticorpi da parte del sistema immunitario. Esso, oggi, viene somministrato in combinazione con quello contro il tetano e la pertosse.(DTP). La difterite purtroppo oggi è ancora diffusa nei Paesi in via di sviluppo, dove le vaccinazioni non vengono somministrate sistematicamente.

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mercoledì 2 febbraio 2022

LA CANDELORA: FESTA DELLA LUCE E FINE DELL’INVERNO

Recita un detto mondragonese:

Cann(e)lora, Cann(e)lor, stat rint e viern for
Risponn san Biasij: Viern ce trase

Oppure
San Biasij lu sole pe le case

Ed ancora:
Rispunnett a vicchiarell: Tann viern è for quann a foglij d fic addvent comm na ciamp d bov!

Quando non si seguivano le previsioni del tempo in TV erano la memoria e le tradizioni popolari a venire in aiuto ai nostri nonni. Tanti erano i detti e i proverbi a cui si dava molta importanza, quasi delle regole con cui scandivano i vari periodi dell’anno.
La Candelora è, senza dubbio, una ricorrenza cristiana, ma come ogni festa che si rispetti, anch’essa porta con sé un alone di leggenda e di fantasia. Infatti, poiché il 2 febbraio, è una data che si avvicina alla fine dell’inverno, nella tradizione popolare, al significato religioso della festa si è sovrapposto un significato per così dire “metereologico”; il 2 febbraio, infatti, è ritenuto una sorta di porta tra l’inverno, quasi al suo declino e la primavera ormai imminente e ci permette di ipotizzare come evolverà la seconda parte della stagione fredda. Ecco perché Il proverbio recita: - Cannelor Cannelor, stat rint e viern for! Risponn san Biasio: - Viern c(e) tras!nel senso che il tempo è molto incerto in questo periodo tanto che a volte sembra che stia per venire l’estate e il giorno dopo sembra che stia per venire l’inverno. Lo stesso san Biagio, in un proverbio dice:- Viern ce trase e in un altro: - Lu sole p l case, cioè nello stesso giorno, una volta sembra che arrivi l’inverno e una volta che arrivi l’estate. Risponde, infine, la saggia vecchierella e dice che allora l’inverno sarà finito davvero quando la foglia di fico diventerà grande quanto una zampa di bue.
Anche negli negli USA questo giorno ha un significato simile, è il cosiddetto “giorno della marmotta”, sta a significare che se la marmotta esce dalla tana e vede sul terreno la sua ombra (segno che c’è il sole) vorrà dire che non è ancora tempo di terminare il letargo; al contrario, un cielo nuvoloso e niente ombra significano che l’inverno è agli sgoccioli.
La festa della Candelora, in realtà, ricorda la Presentazione di Gesù Bambino al tempio di Gerusalemme. Secondo la legge di Mosè ogni primogenito maschio del popolo ebraico era considerato offerto al Signore ed era necessario che i genitori lo riscattassero con l’offerta di un sacrificio. La festa è detta anche della Purificazione della Vergine Maria perché secondo l’usanza ebraica, dopo 40 giorni dalla nascita di un figlio maschio, la madre, considerata impura, doveva recarsi al tempio di Gerusalemme per purificarsi, come si legge nelle Sacre Scritture:
“Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora 33 giorni a purificarsi dal suo sangue, non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione ( Levitico 12, 2-4)
Così la Purificazione della Vergine Maria si festeggia Il 2 febbraio perché cade esattamente 40 giorni dopo il 25 dicembre ovvero dopo la nascita di Gesù.
La festa è chiamata della Candelora perché in quel giorno si benedicono e si distribuiscono le candele ai fedeli. Il perché di questo antico rito si trova nelle parole pronunciate da Simeone, mentre teneva in braccio Gesù:
“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo , Israele”(Luca 2, 29-32).
Cristo è la “luce” per illuminare le genti, da cui il chiaro riferimento alle candele. Le candele che si prendevano in chiesa in questa festa, venivano custodite con devozione, nell’antica società contadina, appese accanto al letto, vicino alle immagini sacre per essere accese nei momenti di pericolo e di sventura, nei forti temporali; si ricorreva ad esse anche nelle malattie.
Tra la ricorrenza cristiana della Candelora e le tradizioni popolari concernenti il tempo metereologico c’è l’analogia della luce; i cattolici benedicono le candele, simbolo della luce, cioè di Gesù, mentre la tradizione popolare si riferisce alla luce solare, foriera di primavera.