LE SCRIPPELLUCCE SCAURATE: LA TRADIZIONE
Posto con piacere la mia ricetta collaudata delle scrippellucce della tradizione.
A Mondragone, una volta, il 31 dicembre era “rituale” fare le scrippellucce, che si facevano “pe devozione”, come qualcuno dice ancora oggi e come si diceva per ogni preparazione culinaria riferita al Natale o alla Pasqua o ad altre feste religiose.
Con questo modo di dire, in effetti, si mescola il sacro al profano perché si sa che la devozione è legata al culto, alle preghiere e alle pratiche religiose che non hanno nulla a che vedere con le scrippellucce, gli struffoli, il baccalà o l’insalata di rinforzo e quant’altro, eppure, a pensarci bene, l’espressione non ha nulla di irriverente o in contrasto con il sacro. Sappiamo tutti che il Natale, qui a Mondragone, è legato ad alcuni cibi e dolci particolari che ci sono stati tramandati di generazione in generazione e con quest’espressione, quindi, si intende dire che anche attraverso il cibo della tradizione si vuole rispettare, celebrare, onorare questa festività e la devozione ad essa legata; è il nostro modo di vivere il Natale anche attraverso cibi, diventati per così dire “rituali”, come è consuetudine la preparazione dell’albero e del presepe e la novena degli zampognari ed altro. E’ in questo modo che la tradizione popolare si unisce a quella religiosa ed è così che il sacro si lega sempre al profano e tutti e due si può dire che vanno di pari passo.
Anche oggi si continuano a fare le scrippellucce , solo che oggi sono diventate un optional, data l’abbondanza dei dolci che ci sono tutto l’anno. Cerchiamo di mantenere viva questa tradizione poiché oltre ad essere buone, le scrippellucce raccontano la cultura del nostro paese. Lasciando da parte queste considerazioni, vengo subito alla ricetta.
INGREDIENTI
1 litro d’acqua – ½ kg di farina – abbondante limone (freschissimo) grattugiato – vaniglia – un pizzico di sale – un bastoncino di cannella.
PREPARAZIONE
Mettere l’acqua in una pentola dal fondo spesso, aggiungere sale, limone, vaniglia, cannella
Quando l’acqua bolle, si versa la farina a pioggia come per la polenta mentre si gira di continuo con il cucchiaio di legno.
Appena tutta la farina viene assorbita dall’acqua, l’impasto si indurisce e diventa difficile e faticoso girare con il cucchiaio di legno, per questo motivo suggerisco di non utilizzare più di mezzo chilo di farina per volta; se si vuole raddoppiare o triplicare le dosi, si può preparare l’impasto in più riprese.
Si continua a girare per almeno 2/3 minuti, questo è un momento importante della preparazione perché in questa fase l’impasto subisce una prima cottura, diventa più sodo e così non si aprirà in frittura e non assorbirà troppo olio e poi, continuando a girare si eliminano i grumi di farina, si gira fin quando sul fondo non si formerà una patina biancastra e l’ impasto si staccherà dalle pareti e dal fondo.
Si capovolge poi l’impasto sul tavolo e con le mani unte di olio si stacca un pezzetto di impasto alla volta e si schiaccia con il fondo di un bicchiere o con un batticarne per eliminare eventuali grumi ( vi assicuro che con queste dosi, grumi non dovreste trovarne affatto, si formano i grumi quando si mette molta farina, io ne trovavo molti quando mettevo uguale quantità di farina e di acqua, secondo una ricetta che mi avevano dato)
Si lavora di nuovo l’impasto tutto insieme e si mette a riposare per mezz’ora o un’ora, ma quando l’impasto è ben fatto, le scrippellucce si possono fare anche subito, senza riposo.
Si prende un pezzetto di impasto alla volta, lo si allunga con le mani sul tavolo, formando dei bastoncini cilindrici, a cui si dà la forma di un fiocchetto.
Si friggono in abbondante olio di arachidi . Si fanno scolare e poi si passano in zucchero e cannella.
Vi consiglio per la prima volta di iniziare con piccole dosi, magari con mezzo chilo di farina per testare la ricetta ma quando ci avrete preso la mano, vi raccomando, fatene tante perché è bello portarle in dono ad amici e parenti e soprattutto a chi non può farle, proprio come facevano una volta perché per noi Mondragonesi è anche questo il senso del Natale: tradizione e condivisione.
Chi le riceverà vi accoglierà di sicuro con un sorriso forse di sorpresa o di gioia, chi può dirlo, quello che è certo è che ne sarete contenti anche voi, credetemi!
BUON ANNO A TUTTI